GROSSETO – «Li stiamo vedendo i bambini ucraini costretti a lasciare la propria casa o cercare di sopravvivere nei sotterranei e nei metrò. Pensiamo alla loro sofferenza di adesso, ma quali saranno le conseguenze a lungo termine dei traumi che stanno subendo?», dice la giornalista e scrittrice Titti Marrone, che all’importanza della cura ha dedicato molti dei suoi libri.
Al centro dell’ultimo romanzo – Se solo il mio cuore fosse pietra, edito da Feltrinelli, che sarà presentato martedì 26 aprile alla Libreria delle ragazze con Donatella Borghesi – la storia della comunità di Lingfield, la residenza della campagna inglese messa a disposizione nel 1945, alla fine della guerra, da sir Benjamin Drage, dove Anna Freud, figlia del grande Sigmund, e la sua assistente Alice Goldberger accolsero venticinque bambini e ragazzi sopravvissuti alla Shoah. «L’esperienza di Lingfield, poco conosciuta nonostante sia stata rivoluzionaria sul piano psicologico e pedagogico, ha bussato alla mia porta durante il lockdown…». Così Titti Marrone ha aperto gli archivi, confrontato foto, diari, lettere, e ha restituito in forma narrativa uno straordinario progetto di cura durato dieci anni.
Non fu certo facile, a Lingfield: i loro letti erano pronti, puliti e accoglienti, ma i bambini per dormire si accucciavano sotto. Al tavolo della mensa comune prendevano il cibo e fuggivano per mangiarlo di nascosto. Erano dominati dal terrore, qualsiasi adulto era un nemico, un potenziale assassino o torturatore. I bambini nei campi di sterminio di Terezin e Auschwitz, se non mandati alle camere a gas, erano destinati infatti alle sperimentazioni mediche naziste.
Le due analiste, entrambe studiose e innovatrici nel campo della psicologia infantile, avevano davanti i “casi” umani più delicati, colpiti da traumi fino ad allora impensabili: come potevano riportarli alla vita, restituirgli un’infanzia e soprattutto la fiducia negli adulti? «C’erano solo pochi frammenti per ricostruire da dove venissero quei piccoli. Che cosa avevano visto, sentito, vissuto? La parte più delicata per i bambini di Lingfield stava per cominciare».
TITTI MARRONE
Giornalista a Il mattino di Napoli, a lungo responsabile delle pagine culturali, oggi editorialista e critica letteraria. Ha scritto saggi sul Sud, sul postcomunismo, sulla Shoah (Meglio non sapere, Laterza). Il suo romanzo La donna capovolta (Iacobelli), dedicato al lavoro delle badanti, ha vinto il premio Iguana-Annamaria Ortese. È tra i fondatori della libreria indipendente Iocisto, per cui ha curato una raccolta di racconti su Pino Daniele, Ho sete ancora. È docente di storia e tecniche del giornalismo all’Università Suor Orsola Benincasa.
È necessario prenotare al numero 347 6280079.
Foto dal profilo Facebook di Titti Marrone.