GROSSETO – Tra le opere d’arte antica del Museo Luzzetti si mettono in mostra anche i “Pezzi da museo” dei grossetani. Non necessariamente oggetti antichi o di valore, ma sicuramente preziosi per chi li possiede perché rappresentativi della propria vita o simboli di un’esperienza o di una memoria da tramandare.
E “Pezzi da museo” è il nuovo progetto del Polo culturale Le Clarisse di Fondazione Grosseto Cultura: un progetto che si realizza anche attraverso una mostra, perché ogni “pezzo” resta in esposizione al Museo Collezione Gianfranco Luzzetti per due settimane. Si parte da giovedì 16 marzo, con la fotocamera “Iso Duplex Super 120” del direttore Mauro Papa. Sarà possibile ammirarla nei giorni e orari di apertura al pubblico del museo, dal giovedì alla domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19 (è valido il biglietto d’ingresso al Museo Luzzetti, al costo di 5 euro).
«Con il progetto “Pezzi da museo” – dice il direttore Mauro Papa – il Polo culturale Le Clarisse vuole creare legami di senso tra il pubblico grossetano e il suo patrimonio d’arte. I cittadini sono invitati ad esporre nel Museo Luzzetti, tra i capolavori d’arte antica, un oggetto di loro proprietà che ritengono degno di essere messo in mostra. Non necessariamente un oggetto antico o un oggetto d’arte, ma un “oggetto di affezione”, cioè un oggetto della quotidianità che diventa prezioso perché racconta e rappresenta vissuti, memorie ed esperienze soggettive e particolari. I “pezzi da museo” portati dal pubblico diventeranno così nodi di reti di relazioni che ci aiuteranno a conoscere noi stessi, a riflettere sulla vita quotidiana contemporanea e ad attualizzare l’eredità del nostro patrimonio culturale».
Chi vuole partecipare, proponendo un proprio “pezzo da museo”, può scrivere a collezioneluzzetti@gmail.com: sarà contattato per raccontare in un breve video la storia di quell’oggetto e poi esporlo nelle sale del Museo Luzzetti.
Il primo “pezzo da museo” è una fotocamera a doppio obiettivo per la produzione su pellicola di coppie di immagini stereoscopiche da 24 mm, realizzata da Iso-Industria scientifica ottica a Milano dal 1956 circa. In mostra sono esposte la fotocamera, il visore e alcune immagini stereoscopiche appartenute alla famiglia Papa. Il visitatore potrà inserire i 24 telai con le coppie di immagini nel visore e puntarli verso la luce dei faretti: sarà colpito da immagini tridimensionali, a colori, che rappresentano scene di vita familiare degli anni Sessanta.
«La stereofotografia, che consente la percezione ottica tridimensionale della realtà – ricorda Mauro Papa – si diffuse negli anni Venti del Novecento e poi alla fine degli anni Cinquanta con alcune splendide fotocamere quali la Stereo Realist, la Stereo Graphic, la Stereo Mikroma e la meravigliosa, originale e italianissima (su formato 120) Iso Duplex Super 120. Tuttavia questo tipo di fotografia rimase sempre un fenomeno di élite, una raffinata esercitazione di tecnica fotografica che non divenne mai fenomeno di massa».