GROSSETO – La sezione Anpi “Elvio Palazzoli” torna a parlare di via Almirante, e lo fa con un evento in programma per venerdì 19 maggio alle 17.30 al centro di promozione sociale “Ciabatti” in via de’ Barberi 55, dal titolo “La via dell’ignominia”.
Per l’occasione è stato invitato lo storico e giornalista de “Il Manifesto” Davide Conti, per far luce sulla vera storia di Giorgio Almirante.
«È il nostro contributo – dichiarano da Anpi – a fare chiarezza dal punto di vista storico e politico nel dibattito, che divide la cittadinanza grossetana, sulla proposta dell’amministrazione comunale di destra di intestare una via a Giorgio Almirante. Conti ha ricostruito il processo che Almirante negli anni ‘70 intentò contro i direttori de L’Unità e de Il Manifesto per aver pubblicato e firmato il “manifesto della morte” di Paganico nella primavera 1944, che fu causa della strage dei minatori di Niccioleta del giugno 1944 e di tante altre vittime. Secondo Almirante il manifesto della morte era un falso: il giudizio protratto fino alla Cassazione gli diede torto e mandò assolti i due giornalisti, che quindi avevano affermato il vero».
«Con Davide Conti, alla luce delle sue ricerche e del libro dell’allora caporedattore de L’unità Carlo Ricchini (L’avrai, camerata Almirante, la via che pretendi da noi italiani), ripercorreremo la verità storica su chi era Almirante. La legge sulla toponomastica (n. 1188/1927 art. 1) prevede, infatti, che prima di decidere l’intestazione di una strada le istituzioni preposte debbano accertare presso la Società storica locale se esistono gli estremi per un simile riconoscimento».
«In città – proseguono dall’Anpi – esiste il Fondo “Ricchini” presso l’Isgrec, che conserva le sue carte del processo. Auspichiamo che le autorità competenti, insieme alla Commissione storica regionale, ne vogliano prendere atto. Vorremmo che nel corso della prossima discussione in Consiglio comunale, convocata d’obbligo da Vivarelli Colonna, se ne tenga conto perché non è vero che il 25 aprile non si è potuta sentire la sua voce che, nonostante il malandato impianto acustico, tuonava a chi ne chiedeva ragione: “Via Almirante l’ha decisa il popolo”. Ci limitiamo a ricordare in base alla Costituzione (art. 21) che tutti hanno libertà di pensiero e di parola, non solo il primo cittadino. Chi occupa pro tempore una carica in base ad un voto di maggioranza non “è il popolo”, a meno che – come accadeva prima dei limiti posti al potere dal costituzionalismo moderno – non si voglia far coincidere misticamente il popolo con il suo “monarca assoluto».