GROSSETO ā La Collezione Gianfranco Luzzetti, inserita nel contesto piĆ¹ ampio del Polo Culturale Le Clarisse di Grosseto, ospita Retaggi, mostra che pone a confronto i lavori di Alfredo Rapetti Mogol e Flavio Tiberio Petricca.
Lāevento, a cura di Mattia Lapperier, innesca un inedito dialogo interno tra i due artisti e la collezione dāarte antica ospitante, proponendo al contempo una riflessione su ciĆ² che normalmente si intende per retaggio culturale.
Lāinaugurazione, che avverrĆ nellāambito di CittĆ visibile, la manifestazione dāarte e animazione culturale promossa da Fondazione Grosseto Cultura, ĆØ fissata per sabato 17 settembre alle ore 18:00. La mostra sarĆ visitabile fino al 20 novembre.
Arte contemporanea e arte antica ā risalente a un periodo compreso tra il XIV e il XVII secolo ā si confrontano. Gli artisti si pongono alla ricerca di una matrice comune, che vada al di lĆ della mera citazione del classico, che si soffermi piuttosto sui singoli materiali, sul gesto, sul linguaggio; sul grado zero della cultura, sui suoi stessi fondamenti.
Il retaggio ĆØ un patrimonio culturale che si riceve in ereditĆ dal passato, senza peraltro che sussistano, nel presente, meriti di alcun tipo; ĆØ qualcosa di inestimabile valore, allo stesso tempo venale e impalpabile, qualcosa che, ponendoci a contatto con le nostre origini, di per sĆ© ci permette di avvertire il senso del tempo. Flavio Tiberio Petricca e Alfredo Rapetti Mogol, ognuno attraverso il proprio percorso artistico e specifico linguaggio, hanno instaurato un rapporto intimo e viscerale con lāarte ā intesa nel senso piĆ¹ ampio del termine ā e, piĆ¹ in generale, con la cultura del passato. Nonostante non ricorrano mai ad alcuna citazione palese, il retaggio culturale rimane sullo sfondo, costituisce una sorta di retroterra a cui entrambi gli artisti attingono, quasi inconsapevolmente, come si trattasse di linfa vitale che nutre e sostiene dallāinterno la loro ricerca e al contempo ne getta i presupposti.
Rapetti Mogol utilizza la parola come elemento di raccordo con il passato. Da sempre al centro della propria ricerca, tanto nella componente fonetica, quanto in quella segnica e semantica, la parola rappresenta per lāartista un prezioso momento di continuitĆ con le nostre origini. Oltre a incarnare un imprescindibile strumento di comunicazione, anzi, lo strumento di comunicazione per eccellenza, essa ĆØ celebrata quale autentico, nonchĆ© prediletto, principio di civiltĆ .
Se le opere di Rapetti Mogol visualizzano nello spazio ciĆ² che normalmente attiene al senso dellāudito, Petricca dĆ seguito al gioco sinestetico, coinvolgendo attivamente nel suo lavoro, oltre alla vista, il tatto. Lāoro impiegato nel suo recente ciclo di lavori, a tratti magmatico, talvolta Ć plat, rimanda di per sĆ© a unāopulenta temperie barocca. Petricca rievoca lāarte del passato; se ne appropria fagocitandola, come peraltro risulta chiaro anche a partire dai supporti che sceglie e dalle cornici roboanti da cui lascia sgorgare indisturbata la materia pittorica. Pur facendone tesoro, non considera tuttavia il retaggio culturale alla stregua di un monolito inscalfibile, lo proietta anzi in una dimensione ludica, caratterizzata da una metamorfica dinamicitĆ , dalla vibrante e inebriante freschezza compositiva.
Flavio Tiberio Petricca propone una selezione di opere realizzate a tecnica mista in oro, collocate su pannelli mobili o a terra, in aperto dialogo con i capolavori della Collezione Luzzetti. Lāartista presenta inoltre una scultura ideata appositamente per gli spazi della Chiesa dei Bigi, oltre a una serie di micro interventi disseminati allāinterno dello spazio espositivo. La riflessione sulla preziositĆ dei materiali tradizionali ha condotto Petricca a esiti scultorei dallāaspetto marcatamente materico, sconvolti da un intrinseco movimento centrifugo e inframezzati a inattesi accenti cromatici, non esenti da una certa ironia di fondo.
Alfredo Rapetti Mogol propone invece una selezione di opere bidimensionali che si pongono come esplicita riflessione sulla preziositĆ della parola, intesa nellāaccezione archetipica di elemento di civiltĆ e strumento primario di condivisione tra i popoli. Lāartista ha inoltre installato nello spazio anche una serie di sculture in marmo grezzo, quasi si trattasse di lasciti testamentari di una cultura lontana. Su tali blocchi semilavorati sono incise lettere che, nonostante presentino un aspetto classico (espressamente derivato dalla scultura monumentale latina), coagulano in parole ottenute da una sorta di scomposizione alfabetica elementare, tale da metterne in discussione lāimmediato riconoscimento, riorientandone la leggibilitĆ .
Lāoriginale espediente, a una lettura piĆ¹ profonda, ĆØ volto a rintracciare quei segni che fissano le nostre origini comuni e che pertanto si pongono consapevolmente al di lĆ del linguaggio. Frammentari, insoluti, ermetici, i lavori di Rapetti Mogol alludono a inequivocabili testimonianze del passaggio dellāuomo che, per mezzo del potere del linguaggio, puĆ² ancora esprimere sparute tracce civiltĆ .