FOLLONICA – Sabato 12 febbraio alle ore 21.30 finale con il botto per l’ultimo appuntamento del Piccolo Festival Tirreno.
In programma in prima visione a Follonica “II bambino nascosto” di Roberto Andò (con Silvio Orlando)
– film di chiusura della Mostra del cinema di Venezia 2021 – . Ospite della serata sarà il giovane e bravissimo coprotagonista Giuseppe Pirozzi.
Restano disponibili 90 posti. Per info e prenotazioni tel: 339/3880312. Sabato 12 febbraio, ore 21.30 alla sala Tirreno in via Bicocchi 53, Follonica.
Dopo “Una storia senza nome”, Roberto Andò conferma eleganza di scrittura, pulizia di regia, misura di direzione d’attori e umanesimo. Lo fa con un film toccante sul rapporto tra un uomo isolato dal mondo e un bambino in fuga dalla camorra. Un incontro inaspettato che cambierà la vita a entrambi.
Il trailer del film: https://www.youtube.com/watch?v=uopx33QCeJA&t=18s. Scopri l’incontro tra un professore di musica (Silvio Orlando) e un bambino cresciuto troppo in fretta: non hanno nulla in comune, ma sono destinati a legarsi indissolubilmente.
Con Silvio Orlando, Giuseppe Pirozzi, Lino Musella, Imma Villa, Salvatore Striano, Roberto Herlitzka, Tonino Taiuti, Alfonso Postiglione, Claudio Di Palma, Sergio Basile, Enzo Casertano, Francesco Di Leva, Gianfelice Imparato
sceneggiatura: Roberto Andò, fotografia: Maurizio Calvesi, montaggio: Esmeralda Calabria, produzione: BiBi Film TV, distribuzione: 01 Distribution
Italia, 2021, 110 minuti, 2021, Venezia: fuori concorso.
Gabriele Santoro vive in un quartiere popolare di Napoli ed è titolare della cattedra di pianoforte al Conservatorio San Pietro a Majella. Una mattina, mentre sta radendosi la barba, il postino suona al citofono per avvertirlo che c’è un pacco, lui apre la porta e, prima di accoglierlo, corre a lavarsi la faccia. In quel breve lasso di tempo, un bambino di dieci anni si insinua nel suo appartamento e vi si nasconde. “Il maestro” – così lo chiamano nel quartiere – se ne accorgerà solo a tarda sera. Quando accade, riconosce nell’intruso Ciro, un bambino che abita con i genitori e con i fratelli nell’attico del suo stesso palazzo. Interrogato sul perché della sua fuga, Ciro non parla. Nonostante questo, il maestro, d’istinto, decide di nasconderlo in casa, ingaggiando una singolare, e tenace, sfida con i nemici di Ciro.
Sulla camorra abbiamo l’impressione di aver già visto tutto, ma forse nella prospettiva offerta dal film c’è lo spiraglio di una visione dal di dentro, che esplora la zona intima dove collidono i codici del crimine e quelli degli affetti, e dove si combinano dunque il mostruoso e l’umano. Alla fine, come tutte le vere storie d’amore, anche quella col bambino è difficile ma non impossibile, una storia di filiazione o di paternità in cui trovare il senso di una vita. E’ una storia che ho affidato a un attore “dell’anima” come Silvio Orlando, affiancato dal bambino di grande talento, Giuseppe Pirozzi. Ora che il film è finito posso dire anch’io, come Truffaut, che girare con i bambini “è una grande tentazione prima, un grande panico durante, un’immensa soddisfazione dopo”. (Roberto Andò)
Il bambino nascosto è quasi totalmente girato nell’appartamento di Gabriele. La casa è una prigione per entrambe i protagonisti, braccati da chi cerca Ciro e da chi interroga il maestro. Ma diventa soprattutto una in specie di zona franca dove i due incontrano il mistero della vita. (…) Silvio Orlando ritorna al cinema (…) e lo fa con intensità, in punta di piedi, con lo sguardo e i silenzi che valgono il film. (iodonna.it)
Sinossi: Gabriele Santoro è un maestro di musica, insegna pianoforte e ha scelto di abitare nei Quartieri spagnoli, pur provenendo da una famiglia della Napoli bene. Vive in solitudine un’esistenza abitudinaria e sempre uguale finché un bambino non si intrufola nella sua bella casa: è il figlio del vicino del piano di sopra e la camorra lo sta cercando, per motivi a Gabriele sconosciuti. Quell’uomo schivo che “pensa solo ai cazzi suoi” si ritrova davanti una “creatura” che gli intima: “Tu mi devi aiutare”. E Santoro sa, come recita una delle poesie che ripete a memoria per non perdere la lucidità, che “quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure ed esperienze”.