FOLLONICA – Cosa lega la città del Golfo alla metropoli americana? Semplice: la ghisa. Follonica, a partire dall’Ottocento con la spinta del granduca di Toscana, è nota come la capitale di questa lega metallica. Stesso fenomeno che fra la prima e la seconda metà dell’ottocento ha interessato, anche se con modalità diverse, New York.
Vent’anni fa usciva il volume “Città di ghisa – Cast iron cities”, un testo che accompagnava l’esposizione nella metropoli americana, organizzata in collaborazione con l’Istituto di Cultura Italiana. Una mostra che aveva il compito di mettere a confronto le due città della ghisa e far conoscere Follonica in quanto rappresentante di livello degli itinerari artistici toscani.
Oggi quel volume è stato ristampato e la sua presentazione si terrà domani pomeriggio, 19 gennaio, alle 17.30 al Museo Magma. Saranno presenti l’assessora Barbara Catalani e l’architetto Paolo Riani.
«A vent’anni esatti dalla sua pubblicazione – dice l’assessora alle politiche culturali Barbara Catalani – questo studio si rivela ancora di fondamentale importanza per l’alto valore dei contenuti e per il prezioso contributo dei suoi autori, dimostrando quanto fosse necessaria una lettura ‘altra’ della storia e della produzione di questa fabbrica e quindi di questa città. Follonica ha da sempre, fin dalla sua fondazione, espresso un’impronta modernista e progressista, come poche altre realtà di provincia hanno saputo dimostrare e quel confronto con New York, ne fu la prova tangibile. È grazie a queste ricerche e ai legami che hanno creato che possiamo progettare il futuro con maggiore lungimiranza, imparando dalle analisi di quel processo generatore, e aspirare alla creazione di un nuovo modello di industria: più ecologico, più immateriale ma altrettanto forte e significativo».
«Da quel 2002 – prosegue Catalani – oggi molti traguardi sono stati conseguiti: da quella mostra che portò le nostre opere in ghisa oltreoceano, oggi si è formato e consolidato uno dei musei più significativi in Toscana sulla ghisa e sul mondo del lavoro in generale; da quelle fonderie oggi restituiamo alla città nuovi saperi, nuovi talenti, nuove produzioni, che hanno lo scopo di ritagliarsi un nuovo spazio nel panorama culturale di un intero territorio».