GROSSETO – Un altro weekend con le opere di Ettore Sordini al Polo culturale Le Clarisse. L’esposizione della mostra “Gli anni della vita agra” (che avrebbe dovuto concludersi domenica 26 febbraio) è prorogata fino a domenica 5 marzo nel polo museale di Fondazione Grosseto Cultura, in via Vinzaglio.
L’apertura al pubblico resta confermata dal giovedì alla domenica, con orario 10-13 e 16-19, sempre a ingresso gratuito (per informazioni è possibile chiamare il museo, nei giorni e orari di apertura, al numero 0564 488066).
Ma Ettore Sordini non lascerà il museo neppure dopo il 5 marzo: «Grazie all’Archivio Sordini – conferma il direttore del Polo culturale Le Clarisse, Mauro Papa – un’opera di Sordini resterà permanentemente all’interno del Polo culturale Le Clarisse e di questo siamo grati. Ci impegneremo nella massima valorizzazione di una testimonianza preziosa, fortemente legata alla storia della nostra comunità oltre che dall’indubbio valore artistico assoluto».
L’esposizione “Ettore Sordini. Gli anni della vita agra”, a cura di Alberto Mazzacchera, è uno degli eventi promossi per celebrare il centenario della nascita di Luciano Bianciardi e vede la collaborazione tra il Polo culturale Le Clarisse di Fondazione Grosseto Cultura e la Fondazione Luciano Bianciardi e il contributo del Lions Club Grosseto.
Ettore Sordini (Milano, 1934), ha studiato all’Accademia di Brera e nel 1954 è stato invitato a partecipare alla Triennale di Milano. In quel periodo ha sviluppato un linguaggio pittorico simile a quello di Piero Manzoni, tanto che nel 1956 ha esposto con lo stesso Manzoni e con Angelo Verga al Castello Sforzesco di Soncino. Nel 1957 Lucio Fontana ha presentato una mostra collettiva di Sordini, Manzoni e Verga alla Galleria Pater di Milano. Sordini e Bianciardi si conobbero al Bar Giamaica, nella stagione di fermento culturale che aveva trasformato Milano in una capitale artistica di respiro internazionale. E Luciano Bianciardi nella “Vita agra” racconta proprio quel periodo, descrivendo quel locale e quegli artisti d’avanguardia che stavano scrivendo un pezzo indelebile della storia dell’arte, non solo italiana.