Il mercato dell’olio, tra calo di produzione, prezzi in crescita e nuove tecnologie
GROSSETO – Concludiamo la nostra carrellata per conoscere le qualità dell’olio e tutto quel mondo che gira attorno ad un prodotto così importante con due argomenti forse più tecnici ma comunque molto importanti. Oggi, in collaborazione con Olma, parleremo del confezionamento, tra tecnologia e normative, e del mercato dell’olio.
IL CONFEZIONAMENTO DELL’OLIO TRA TECNOLOGIA E NORMATIVE
Il confezionamento dell’olio è uno degli aspetti che permette di valorizzare il prodotto anche per chi ha piccole quantità da commercializzare ( a questo LINK il video sulle nuove tecnologie di produzione dell’olio).
Si tratta di una risposta alle richieste del consumatore finale.
Il prodotto si presenta normalmente in bottiglia di vetro scuro, o in lattina di banda stagnata, ma molte sono le variabili:
• Bottiglia in PET;
• Bottiglie di ceramica;
• Bottiglie in formato spray;
• Ampolle di vetro;
• E chi più ne ha più ne metta…
Rimane il fatto che chi vuole confezionare il prodotto a proprio marchio o a marchio di terzi deve adeguarsi alle numerose normative in vigore:
• Dal sistema di autocontrollo igienico sanitario;
• Agli obblighi di iscrizione e registrazione delle operazioni al SIAN;
• Alla legge sul controllo peso;
• All’uso di personale formato e in regola con gli adempimenti di legge;
• Alla disponibilità di macchine o veri e propri impianti di confezionamento.
La produzione di olio non è più un’attività che si può improvvisare, ma che richiede tecnologia, esperienza e risorse per arrivare ad un prodotto finito da poter immettere sul mercato.
Tutto questo può essere garantito dalle OP e dalle Cooperative che rappresentano sicuramente una forma di concentrazione dell’offerta tra le più flessibili.
IL MERCATO DELL’OLIO
Il mercato dell’olio italiano si trova in difficoltà . Ci sono diversi aspetti che concorrono ad una debolezza che si sta protraendo da tempo:
• Calo della produzione;
• Prezzi in crescita per il prodotto italiano;
• Olivicoltura non specializzata;
• Cambiamenti climatici: siccità prolungate, grandinate che influiscono negativamente sulla stabilità del raccolto;
• Bassi investimenti in olivicoltura;
• Bassi investimenti in marketing e comunicazione.
L’insieme di questi elementi negativi mette a rischio il sistema commerciale italiano.
L’Italia in tutti questi anni è stato un grande commerciante di oli diversi, non solo italiani, molto spesso risultato della miscelazione di oli la cui provenienza non era sempre nota.
Oggi il mercato rappresentato da consumatori più maturi, più informati, sempre alla ricerca di specificità territoriali e attenti alla sostenibilità ambientale fatica ad accettare che ci sia separazione tra produttori e imbottigliatori/commercianti.
Per prima la grande distribuzione nazionale e mondiale, stimolata da questo nuovo consumatore, attento anche al prezzo, ma soprattutto alle informazioni che sono intorno al prodotto richiede che le filiere siano sempre più corte.
Un paese come il nostro che sta soffrendo di una diminuzione costante della quantità prodotta e dell’aumento del prezzo ha necessità di trovare nuovi sbocchi di mercato.
Sono sempre più numerosi i produttori che decidono di presentarsi direttamente al mercato con il proprio prodotto valorizzandone la territorialità e le caratteristiche organolettiche.
Questo movimento dovrebbe essere affiancato da:
• politiche volte ad aumentare gli investimenti in olivicoltura;
• stimoli alla crescita di un’olivicoltura specializzata;
• stimoli all’aggregazione e collaborazione tra produttori;
• incentivazione alla trasparenza e alla valorizzazione dei territori;
• politiche di marketing e comunicazione che diano valore al prodotto;
• corretti livelli di remunerazione da parte della distribuzione organizzata.
I risultati arriveranno se i produttori, le associazioni di categoria e la rappresentanza politica sapranno leggere e muoversi adeguatamente all’interno di un mercato sempre più internazionale e al quale si stanno affacciando anche nuovi player.
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