Con Rewat si ricarica la falda acquifera e si impedisce il cuneo salino: il progetto del Consorzio bonifica costa
VENTURINA – Un progetto di ampio respiro per la gestione sostenibile delle acque nella bassa Val di Cornia attraverso la riduzione della domanda idrica, la ricarica della falda e la riqualificazione fluviale. È REWAT, il progetto messo a punto dal CB 5 Toscana Costa in collaborazione con ASA, Regione Toscana e Scuola Superiore Sant’Anna.
Con il progetto REWAT sono stati realizzati cinque interventi pilota innovativi per la gestione sostenibile delle risorse idriche della Val di Cornia:
• L’impianto di ricarica della falda in condizioni controllate (Loc. Forni, Suvereto)
• Riqualificazione morfologica di un tratto disperdente del fiume Cornia (Suvereto)
• Riduzione delle perdite nell’acquedotto (Piombino)
• Impianto di microirrigazione sottosuperficiale per il risparmio idrico in agricoltura (Loc. Caldanelle, Campiglia Marittima)
• Impianto di riutilizzo delle acque reflue per l’irrigazione del campo sportivo (Loc. La Pieve, Campiglia Marittima)
In un anno, attraverso la realizzazione di questi interventi sono stati recuperati 2.200.000 mc di acqua.
Ma vediamo nel dettaglio alcuni di questi interventi.
Il concetto dietro la realizzazione dell’impianto di ricarica della falda è quello di immagazzinare acqua, nei periodi in cui questa è disponibile (inverno-primavera), nel grande serbatoio dove questa naturalmente si trova: ossia nel sottosuolo.
Ciò permette di sfruttare i volumi del sottosuolo senza andare ad occupare ampie aree di territorio con notevoli risparmi in termini di costi economici ed ambientali rispetto alla realizzazione di invasi superficiali.
«Quello che abbiamo fatto – precisa Alessandro Fabbrizzi, coordinatore del progetto Rewat – è stato di ricaricare la falda con una tecnica innovativa. In Val di Cornia c’è un sistema di pozzi dove si preleva acqua dal sottosuolo: per decenni si è pompata molta più acqua di quella che poi si ricaricava. Il livello della falda si è abbassato generando il problema del cuneo salino lungo la costa di Piombino e San Vincenzo. I pozzi si sono salinizzati, e quindi sono inservibili sia per l’agricoltura che per gli usi idropotabili».
Per questo il Consorzio ha studiato un sistema che consente di non mandar persa l’acqua in eccesso nei momenti più piovosi. «Dal fiume Cornia, spiega il presidente del Consorzio di Bonifica 5 Toscana Costa, Giancarlo Vallesi – si è fatta una derivazione: l’acqua in più viene deviata e indirizzata in una piccola vasca particolarmente permeabile, di ghiaie, che lascia filtrare l’acqua nelle falde, ricaricandole. Stiamo mettendo acqua buona in falda, alimentandola e facendola crescere piano piano».
«Nella zona di Suvereto abbiamo anche provveduto alla riqualificazione di un tratto del fiume Cornia incrementando, con interventi semplici e poco costosi, l’infiltrazione, allargando l’alveo, togliendo e movimentando le ghiaie così da aumentare la superficie di contatto e incrementando di un milione e mezzo in un anno l’acqua in falda» prosegue il presidente Giancarlo Vallesi.
A fianco di questi due interventi, ce n’è un altro che ha dimostrato di poter consentire un risparmio idrico, in agricoltura, sino al 75% rispetto al sistema di irrigazione tradizionale ad aspersione.
Si tratta di un impianto di irrigazione sottosuperficiale per le colture. Il sistema consente una minore evaporazione dell’acqua ed è in grado di soddisfare le esigenze idriche delle colture riducendo lo spreco di acqua, consente di risparmiare fertilizzante e garantisce una maggior resa produttiva.
Il comprensorio irriguo della Val di Cornia, con una superficie complessiva pari a circa 3.200 ha, richiede infatti prelievi idrici per oltre 10 milioni di mc/anno.
Tale impianto, installato su una carciofaia nel periodo settembre 2016 – aprile 2020, aveva come obiettivo quello di fornire una dimostrazione pratica e rappresentativa circa l’opportunità offerte dalle nuove tecniche e tecnologie per incrementare l’efficienza d’uso dell’acqua a livello aziendale e da parte della coltura. L’impianto realizzato si è infatti basato sull’utilizzo di irrigazione a goccia superficiale, che prevede la distribuzione dell’acqua irrigua in prossimità del suo apparato radicale, bagnando soltanto una parte del terreno e non tutta la superficie coltivata con risparmi notevolissimi di acqua (80-90% rispetto ai sistemi ad aspersione).
Dato che la carciofaia è arrivata a fine vita, l’impianto è ora smontato e si trova presso gli uffici del Consorzio di Bonifica, che sta cercando un’azienda a cui affidarlo mediante comodato d’uso gratuito (QUI il bando).
L’azienda a cui può essere affidato l’impianto deve avere sede legale ed operativa nel territorio della Val di Cornia ed un’estensione minima di 3 ettari di proprietà o con contratto di affitto almeno quinquennale.
Il progetto REWAT ha inoltre attivato, con la collaborazione delle Organizzazioni di Categoria Agricole della Val di Cornia, con le quali è stato sottoscritto un accordo di cooperazione, alcune azioni congiunte rivolte al mondo agricolo, dirette alla sensibilizzazione verso l’uso razionale della risorsa idrica in agricoltura.
Per raggiungere tale obiettivo è infatti necessario creare un’utenza informata e consapevole, che viene individuata come arma vincente soprattutto in un territorio a prevalente vocazione agricola e ad elevata frammentazione delle proprietà e dove il comparto agricolo costituisce una delle principali fonti di reddito ed occupazione.
«Siamo soddisfatti di dare, con i nostri partner, un contributo innovativo alla gestione della risorsa idrica. Abbiamo dimostrato la fattibilità e la sostenibilità degli interventi dimostrativi ed ora è fondamentale accrescere le azioni con il mondo agricolo», ha commentato infine il presidente del Consorzio Giancarlo Vallesi.