a cura di Silvano Polvani
Con la recente scomparsa di Brunello Cipriani nato a Grosseto nel 1924 se ne è andata una persona che ha vissuto da protagonista e testimone la nostra storia passata ma così ancora vicina a noi nella memoria.
Brunello fu un un vero leader e un autentico interprete delle lotte sindacali dagli anni cinquanta sino ad oggi. Infatti la sua azione ha lasciato il segno e la sua impronta nelle più significative vertenze sindacali sia locali che nazionali.
Brunello fu dirigente sindacale dalle capacità oratorie fuori dal comune, fu autorevole e puntiglioso contrattualista. La sua passione per la politica nasce nel Partito comunista, è infatti un fiero oppositore alla legge Truffa.
E’ nel 1953 che entra a far parte della Cgil e lo fa partendo dallo scalino più alto: sostituisce Mauro Tognoni alla carica di segretario generale della Camera del lavoro di Grosseto. Sarà segretario sino al 1960. Sono gli anni cinquanta, gli anni duri, gli anni della repressione nei quali la polizia contrasta il movimento operaio sino a spingersi nei pozzi dove si erano asserragliati i minatori di Ribolla; sono gli anni appunto della tragedia di Ribolla 4 Maggio 1954 dove 43 minatori perdono la vita per lo scoppio del grisou. Ma sono anche gli anni nei quali la Cgil avverte una consistente flessione nella rappresentanza, gli anni della famosa autocritica di Di Vittorio il quale ammetterà che la Cgil non ha perso in Fiat per la sola colpa dei padroni ma vi sono responsabilità proprie, prima fra queste non aver capito le trasformazioni e i mutamenti avvenuti nella fabbrica. Una vera autocritica che non può essere lasciata cadere. Brunello e la sua segreteria sapranno raccoglierla tanto da comprendere che la lotta dei cinque mesi del febbraio 1951, per quanto sia una sconfitta nell’immediato obiettivo del cottimo collettivo ha in se altri elementi ancora capaci di mettere insieme minatori e un intero territorio che a quella lotta aveva sostenuto e guardato con fiducia. Il tempo gli darà ragione, a fine anni cinquanta la segreteria di Brunello segnerà a proprio vantaggio risultati importanti quali le ore 40 ore per la categoria dei minatori, la prima in Italia a raggiungere questo risultato, una nuova legge per la sicurezza del lavoro in miniera, ma soprattutto l’aver fatto sottoscrivere l’impegno del Governo e della Montecatini a costruire nella piana di Scarlino un grande stabilimento chimico per la trasformazione della pirite. Questo significava salvare le miniere, difendere l’occupazione e crearne di nuova, dare prospettive di sviluppo ad un intero territorio, dare un carattere industriale strategico nazionale ed internazionale alla provincia di Grosseto.
Con il 1960 Brunello finisce la sua esperienza alla Camera del Lavoro di Grosseto ma la sua azione, il suo operato, la sua capacità di stare dentro i problemi e dare soluzioni a questi non passa inosservata. Viene chiamato a Roma nella categoria dei Chimici. Nel 1963 al secondo congresso della Filcep (chimici e petrolieri) entra nella segreteria. E’ nel 1966 che viene eletto in Filcep vice segretario di Aldo Trespidi. Sono gli anni, e con questi si misura Brunello Cipriani, della ripresa economica dell’autunno caldo e le grandi lotte nelle fabbriche del Nord, sono gli anni nei quali la fabbrica esce dai cancelli per incontrare la società così da misurarsi sulle tematiche ambientali. Sono gli anni dei difficili rinnovi contrattuali. Brunello partecipa in prima persona alla stesura dei contratti dei chimici, è un innovatore in particolare per quanto attiene all’organizzazione del lavoro, dell’orario, del salario.
Brunello negli sessanta e settanta è lontano da Grosseto, le sue piazze sono Roma, Milano, Porto Marghera e Ferrara ma qui da noi sono i suoi affetti e le sue amicizie che non dimenticherà. Finita l’esperienza nei chimici è chiamato dalla Cgil a dirigere il comparto dell’agro-industria. Nel 1982 a 58 anni va in pensione. Rientrato a Grosseto si mette a disposizione del sindacato pensionati e per la Camera del Lavoro sarà il presidente del comitato direttivo. A lui nella sua lunga militanza in Cgil hanno fatto riferimento grandi dirigenti della CGIL come Sergio Cofferati, Guglielmo Epifani e Carlo Ghezzi che non hanno fatto mancare il loro cordoglio alla famiglia e alla Cgil Grossetana.