di Annalisa Mastellone
Gavorrano – Caccia più lunga e abbattimenti selettivi. Questo l’unico modo per fermare le incursioni di cinghiali in paese secondo un gruppo di gavorranesi, che preoccupati dalle numerose “visite” degli ungulati, segnalate continuamente in più zone dall’inizio dell’estate, chiedono maggiore tutela per i cittadini e soluzioni tempestive ed efficaci che contengano e prevengano ulteriori danni a colture e persone. Un problema grosso, spiegano i residenti, testimoni diretti o indiretti di incontri e scontri con questi animali, avvistati, sempre più spesso negli ultimi anni, in giro per le frazioni, nelle strade, nei centri abitati, in boschi, giardini e campagne: si vedono passare soprattutto di sera, in cerca di cibo e a piccoli gruppi. Meta preferita degli ungulati sembra essere quest’anno il Filare (ma l’anno scorso sono arrivati in centro a Gavorrano), in particolare la zona che dalle campagne porta verso il Puntone a Scarlino, con estesi terreni coltivati di poderi e aziende che attraggono intere famiglie di cinghiali affamati. Senza contare, sottolineano i residenti, gli incidenti causati ad auto e moto dai mammiferi che attraversano le strade gavorranesi.
“La presenza di cinghiali in paese – spiega una residente – è aumentata soprattutto negli ultimi 3 o 4 anni. Inutile elencare i danni che producono alle colture, rendendo quindi vano il lavoro di tanti agricoltori che si ritrovano i campi dissestati dalle visite dei cinghiali che mangiano il raccolto. Ma quello che fa maggiormente preoccupare è il pericolo di incidenti con questi animali: tante le auto e le moto che, soprattutto di sera, si sono scontrate con cinghiali che sbucano all’improvviso sulle strade, e qualcuno ha anche rischiato di morire, sbalzato fuori dall’auto dopo lo scontro con un esemplare di 150 chili. Ecco, questo è un rischio che si continua a vivere per le nostre strade, mentre i contadini continuano a contare, in migliaia di euro, i danni”. “Io non sono un cacciatore – aggiunge un pensionato di Filare – ma ritengo che si debba fare qualcosa di più per ridurre queste incursioni, a tutela della sicurezza e della vita di tutti. Per questo penso sia giusto allungare il periodo di caccia al cinghiale di almeno 6 mesi (che quest’anno apre il 23 ottobre) e organizzare abbattimenti selettivi, mirati a eliminarne il più possibile. Leggo sui giornali di polemiche tra associazioni ambientaliste e del settore, ma non c’è un’associazione che tuteli fino in fondo la sicurezza e la vita umana in questi casi. Speriamo che le autorità competenti intervengano a rivisitare le regole di caccia tenendo conto soprattutto di questo”.