GROSSETO – Manca «un confronto reale sulle politiche sanitarie territoriali». Lo pensano Cgil e Cisl funzione pubblica in merito alla sanità maremmana. «Al di là delle buone intenzioni, la denuncia di difetti e mancanze della nostra sanità si sta trasformando sugli organi di stampa, e conseguentemente nell’informazione all’opinione pubblica, in un giudizio totalmente negativo sul sistema sanitario pubblico (caos sanità, malasanità, ecc…), senza distinguere tra vertici aziendali ed operatori sanitari che rimangono i più esposti alle critiche, dal momento che il cittadino che accede ai servizi della Usl non si relaziona certo con direttori e primari».
«Al di là dei numeri dei posti letto e dei risultati della Usl 9 nelle valutazioni regionali, che possono essere in linea con medie e risultati regionali e nazionali, rimane il fatto che tra i dipendenti è diffuso il malessere ed il senso di frustrazione per come sono organizzati i servizi, mentre gli utenti si trovano spesso insoddisfatti delle risposte che ricevono – precisano Cgil e Cisl -. Tutta la riorganizzazione centrata sulla appropriatezza dei ricoveri in ospedale e sulla riduzione dei posti letto, fallisce se mancano le risposte alternative della sanità territoriale. Gli strumenti della sanità di iniziativa, infatti, non sono ancora stati resi operativi (dal ruolo dei medici di medicina generale alle case della salute) ed è forse per questo che i picchi di influenza continuano ad intasare pronto soccorso e ospedale».
«Si è detto che l’organizzazione per intensità di cura vede nell’infermiere la figura professionale chiave, ma nelle politiche di assunzione non si riscontriamo segnali conseguenti, pur nella ristrettezza dei numeri consentiti dai limiti alla spesa del personale – affermano ancora Cgil e Cisl -. Anche nella centralizzazione dei laboratori di analisi vediamo forti limiti, con un ricorso a prestazioni da laboratori di altre Aziende che incrementano le spese di trasporto, e che a nostro avviso potrebbero non rendere così vantaggiosa tutta l’operazione. Rimangono infine i problemi legati alla classificazione degli ospedali rispetto al bacino degli utenti, che non tiene conto delle dimensioni e delle infrastrutture del territorio in cui questi utenti vivono, e mantiene incertezza sul futuro dell’integrazione dei servizi socio sanitari e socio assistenziali dopo la fine certa (?) delle Società della Salute. Il recente protocollo di intesa sottoscritto dal Cgil, Cisl e Uil con la regione Toscana afferma che la concertazione e la contrattazione deve diventare pratica costante ed obbligatoria. A questo punto ne esigiamo il rispetto».
E sulla situazione all’ospedale Misericordia è stata anche presentata una interrogazione dai consiglieri comunali di Grosseto di Fratelli d’Italia, proprio per sottolineare la «carenza dei posti letto nell’area funzionale medica e pronto soccorso». Fabrizio Rossi parla di un ospedale in affanno con lunghe soste prima di accedere al ricovero. Tanto che «accade spesso che in Area Chirurgica vengano dirottati i pazienti dell’Area Funzionale Medica, causando problematiche a tutti i “setting”». Per questo Rossi chiede al sindaco e al presidente del consiglio comunale Paolo Lecci, quale sia «la reale situazione dell’ASL 9 di Grosseto a fronte dei recenti accadimenti e quali sono stati o saranno gli interventi della ASL 9 di Grosseto per impedire che tale situazione si protragga nel tempo»