GROSSETO – Italia Nostra interviene sull’abbattimento dei pini che circondano la scuola di via Monte Bianco. «Scopo dell’intervento sarebbe stato quello di scacciare gli storni che avevano preso l’abitudine di trascorrere la notte fra i rami di quegli alberi, sporcando il terreno sottostante – precisa Michele Scola, presidente della sezione di Grosseto -. Un proposito del tutto insensato, perché il rispetto per gli alberi, meravigliosi capolavori della natura capaci di donarci tanti benefici, è un segno distintivo di civiltà, e l’idea che a Grosseto, nel 2014, qualcuno volesse ricorrere a un espediente a tal punto barbaro, ci sembra impensabile».
«Così Diversi grandi alberi sono stati segati alla base, e gli esemplari superstiti sono stati orribilmente mutilati dei loro rami. Tutti noi conosciamo le grandi, tipiche chiome a ombrello del pinus italicus, l’albero simbolo della Maremma – aggiunge Scola -. Ebbene, quelle chiome sono state sadicamente mutilate, lasciando miseri ciuffetti di rami in cima agli altissimi tronchi: una visione da lasciare davvero esterrefatti e indignati. A nostro parere è stato compiuto un atto gravissimo a danno di un bene prezioso che fa parte del patrimonio pubblico».
«E quanto alle notizie che si sussurrano, e cioè che tutto questo tagliare e capitozzare e ridurre a monconi alberi cittadini sia finalizzato alla creazione di cippato, cioè di materiale legnoso triturato da vendersi all’inceneritore di Scarlino, o ai fabbricatori di pellets, ci sembra un’ipotesi difficile da credere – concludono da Italia Nostra -. D’altro canto, se si consultano i testi informativi della società che gestisce il famigerato impianto di Scarlino, si legge che esso è effettivamente alimentato, oltre che con rifiuti indifferenziati, anche con le cosiddette biomasse vegetali, pigne e cippato di legno derivante dalla triturazione di legno proveniente da sfalci e potature di provenienza locale. Occorre che si faccia chiarezza su questa vicenda. Tanto per cominciare, le amministrazioni pubbliche interessate smentiscano pubblicamente che il legno derivante dalle potature e dal taglio di alberi finisca nel computo virtuoso dei rifiuti differenziati, e che il cippato di legno derivante da quei tagli finisca nelle fauci del mostro di Scarlino, o nel circuito commerciale dei pellets».