GROSSETO – «Uscire dalle partecipate? Per me dare spazio ai privati significa soprattutto non fare più cose che potrebbero fare le imprese locali nel campo delle manutenzioni e dei servizi. E non solo fare i conti con le quote azionarie possedute». Il presidente della Provincia, Leonardo Marras, interviene nel dibattito lanciato dal sindaco di Grosseto, Emilio Bonifazi, che proponeva un’uscita del comune dalle partecipate «In questi anni la Provincia ha esternalizzando metà della manutenzione sulla viabilità di sua competenza e tutta la gestione del patrimonio. Così si crea lavoro dando spazio al sistema economico locale. Sono d’accordo con il sindaco – prosegue Marras -: gli strumenti dello sviluppo che vennero definiti negli anni ottanta e novanta hanno tutti esaurito la loro funzione. Tuttavia, non è gettando la spugna che le istituzioni democratiche si assumono le proprie responsabilità rispetto a economia e lavoro».
«In più – afferma il presidente della Provincia -, non c’è né dibattito tra le forze economiche e sociali, né un’analisi della situazione reale da parte della politica. Per cui, in assenza di consapevolezza, si rischia di gettare via il bimbo e l’acqua sporca. Mi pongo allora alcune domande: cosa serve oggi al territorio e alla città? E quali altri strumenti oltre ai compiti essenziali di cui gli enti locali sono depositari, possono e anzi debbono essere attivati a sostegno di un’economia sofferente? I programmi comunitari dei sette anni a venire attiveranno cospicue risorse e noi siamo in grado di intercettarne come territorio aliquote utili e importanti? Abbiamo idee e progetti per consolidare, se ci si crede, una politica territoriale e non solo di campanile?»
«Indubbiamente Grosseto Sviluppo non ci serve più, ma lo abbiamo già detto in questi anni non sottoscrivendo gli aumenti di capitale. Sia il Comune di Grosseto che la Provincia non hanno partecipazioni insignificanti e dunque è superfluo discuterne – precisa Marras -. Grosseto Fiere ha realizzato un complesso fieristico, obiettivo storico che oggi rischia di essere una cattedrale nel deserto: è giusto riflettere soprattutto su cosa fare di quella struttura, provando ad ampliarne la missione anche e soprattutto senza il pubblico. La Seam ha bilanci in sicurezza e un programma di sviluppo nell’aviazione generale ma anche, secondo me, grandi potenzialità nella logistica. Un territorio turistico come il nostro, non può non vedere le istituzioni come parte attiva nello scalo civile. Propongo che tutti gli azionisti pubblici si riuniscano subito per lanciare una privatizzazione e individuare partners privati in grado di realizzare gli investimenti necessari, rinunciando alla maggioranza della società».
«Tutto questo, però, non basta. Occorre anche pensare a come organizzarsi perché l’idea del Distretto rurale, divenuta realtà ma ancora troppo debole per andare avanti da sola, senza soggetti privati e reti di impresa solidi e dimensionati, non evapori nel giro di pochi anni in conseguenza della disgregazione della Provincia. Progetti e risorse comunitarie, il nuovo modello di formazione e istruzione tecnica professionale, i poli tecnologici hanno bisogno di una cabina di regia in cui tutti gli attori locali si ritrovino velocemente – conclude Marras -. Il nostro impegno di questi mesi sarà su questi fronti».