GROSSETO – Risorse per l’agricoltura in Maremma. Le notizie di questi giorni parlano di cifre importanti che dovranno essere gestite al meglio. Per questo il presidente Leonardo Marras lancia l’idea di una cabina di regia che possa dare risposte efficaci una volta perso il ruolo di programmazione della provincia.
«I 961 milioni assegnati alla Toscana con il nuovo Piano di sviluppo rurale (Psr) 2014-2020 – di ce Marras – sono un’ottima notizia anche per questo territorio, ma le preoccupazioni espresse dal presidente della Commagri Luca Sani rispetto al coordinamento e alla programmazione in assenza del ruolo della Provincia sono più che giustificate. Basti considerare che la nostra realtà ha negli anni utilizzato dal 15 al 18% delle risorse regionali del Psr. Un dato oramai consolidato che proiettato sul settennato 2014-2020 significa da 144 a 179 milioni di euro, quasi un quinto di tutte le risorse regionali del Psr, alle quali si aggiungeranno quelle del primo pilastro della Pac, relative agli aiuti diretti».
«D’ora in poi si farà sul serio, e inizia un periodo delicato per definire la nuova programmazione delle politiche di sviluppo agricolo e agroindustriale nei prossimi anni. Motivo per cui abbiamo l’onere d’individuare una cabina di regia che sostituisca la Provincia, per affermare con ancora più forza l’originalità della Maremma Toscana. Pena la nostra marginalizzazione rispetto alle altre aree forti dell’agricoltura regionale».
«Personalmente ritengo che dobbiamo ragionare su una programmazione che vada oltre i confini dell’attuale provincia, pensando in grande a un’area che vada dall’Amiata fino alla Val di Cornia, e comprenda tutto l’Arcipelago toscano. Convincendo questo vasto territorio a condividere il progetto di un’altra Toscana, quella rurale».
«Non guardando in questo senso solo al Psr, ma all’innovazione tecnologica nelle filiere agroalimentari puntando sulla collaborazione fra imprese e mondo universitario, sullo sviluppo dei mestieri del mare, all’integrazione con i fondi strutturali e la formazione professionale
Detto in altre parole, a progetti sempre più a scala di area vasta, sempre meno piccoli e puntuali. Valorizzando le reti di imprese con aggregati dimensionalmente più significativi, che incentivino forme cooperative, consorzi di tutela e organizzazioni di prodotto rappresentative di tutto il territorio e non più soggetti piccolissimi, separati e in competizione tra loro».
«Il modello organizzativo per questo tipo di programmazione c’è già: è il Distretto rurale basato sulla governance dal basso di tutte le componenti istituzionali e sociali. Una necessità che dal momento in cui perderà peso la Provincia emergerà in tutta la sua evidenza, e che ci costringerà a individuare un soggetto autorevole in grado di progettare, animare e organizzare il territorio per accompagnare lo sviluppo rurale nei prossimi 7 anni. Pena la dispersione del lavoro dell’ultimo ventennio, e la progressiva perdita di peso dell’agricoltura della Toscana del sud nel panorama regionale».
«Apriamo quindi il dibattito e decidiamo alla svelta forme e strategie per cogliere le opportunità che si concretizzeranno a breve con Psr e nuova Pac. Non abbiamo molto tempo se vogliamo condizionare a nostro favore il dibattito in Regione Toscana. Entro marzo la Provincia avanzerà pubblicamente una propria proposta, chiamando a raccolta tutti gli attori del territorio per affidare loro il compito di proseguire nella giusta direzione».