GROSSETO – Tariffe dei rifiuti «troppo alte» causate da non aver applicato «buone pratiche» come fatto negli altri comuni. Così Roberto Barocci commenta la situazione rifiuti a Grosseto. «Da almeno 10 anni, in altri Comuni italiani si sono ridotte le tariffe dei rifiuti, applicando le buone pratiche che fanno dei rifiuti differenziati e recuperati una entrata in crescita per i bilanci pubblici, creando al contempo più occupazione stabile. Per attivare pratiche virtuose è necessario che i Comuni siano in grado di scegliere e, per scegliere, sapere la qualità e quantità dei flussi dei rifiuti differenziati e le entrate corrispondenti, in modo da poter valutare per correggere una situazione tra le peggiori in Italia e migliorare il servizio».
«Il Comune di Grosseto non sa dirci oggi quanto la collettività incassa dalla raccolta domiciliare di Barbanella, quanto da Gorarella e quanto dagli altri quartieri – prosegue Barocci -. E non ci sembra che la scelta del Comune di Grosseto di delegare ad un soggetto privato la vendita delle materie prime recuperabili dai rifiuti vada nel senso della loro valorizzazione, visto che non risulta differenziazione economica tra ciò che si recupera dai cassonetti stradali e ciò che proviene dalla raccolta porta a porta, di sicura migliore qualità e maggiore valore economico. Questa Amministrazione è priva di rendiconti puntuali e, pertanto, non può avere una strategia per raggiungere l’obbiettivo di riduzione e di differenziazione dei rifiuti al 70%, previsti nel Piano nel 2020».
«Senza un programma di azioni si confermeranno i risultati fallimentari di oggi, essendo la raccolta differenziata al 30%. È per questo – precisa Barocci rivolgendosi al sindaco di Grosseto Emilio Bonifazi – che ti chiediamo coraggio e ti chiediamo di aprire al più presto un dibattito aperto e qualificato in seno al Consiglio comunale per arrivare ad una reale svolta delineando un programma di azioni, prima che come presidente dell’assemblea dei sindaci nell’ATO rifiuti, si avallino con il Piano sui rifiuti scelte errate, che si scaricano ancora sulle tasche dei cittadini, degli artigiani e dei commercianti».