di Daniele Reali
GROSSETO – Sarà il Consiglio di Stato a decidere sulle sorti della delibera sulla vendita delle quote delle Farmacie Comunali Riunite. Una decisione che riguarderà la richiesta di sospensiva bocciata dal Tar il 20 dicembre. Il comitato promotore del referendum consultivo sull’atto che dispone la vendita delle farmacie ha infatti presentato un nuovo ricorso per chiedere ancora una volta che la procedura di vendita venga sospesa in attesa che il Tar si pronunci in un secondo momento sul merito (nella foto da sinistra Claudio Fiori, Giacomo Gori e Flavio Agresti).
Il 15 gennaio prossimo è stata fissata l’apertura delle buste con le offerte per l’acquisizione delle quote. Una data fondamentale nel percorso giudiziario intrapreso dal comitato. Per quel giorno infatti il comune oltre ad aprire le buste, e prendere in considerazione le offerte, potrebbe anche sottoscrivere il contratto di vendita. In quel caso, a contratto firmato, non ci sarebbe più niente da fare.
Per questo il comitato, rappresentato dall’avvocato Claudio Fiori, ha già notificato al comune il ricorso il 27 dicembre scorso. Nel giro di qualche giorno, oggi o domani, l’impugnazione sarà “messa a ruolo” e soltanto dopo si saprà quando sarà discussa. «È fondamentale che il Consiglio di Stato si esprima prima della sottoscrizione del contratto – ha spiegato l’avvocato Fiori -; il ricorso potrebbe essere affrontato già il prossimo 14 febbraio, un giorno prima dell’apertura delle buste».
Sul fronte politico Giacomo Gori del Movimento 5 Stelle e Flavio Agresti di Sinistra Ecologia e Libertà chiedono al comune di attendere la decisione del Cosniglio di Stato. «Quello che chiediamo – ha detto Gori – è che il comune non firmi il contratto di vendita fino al pronunciamento sulle sospensiva. Per rafforzare la nostra richiesta, nei primi giorni del 2014 daremo vita ad un raccolta di firme, una petizione per convincere il comune ad attendere l’esito del nostro ricorso. Rifiutare questa richiesta significherebbe prendere in giro i cittadini».
«La vendita delle farmacie – ha osservato Agresti – per noi rappresenta oltre alla cessione di un’azienda che crea utili e che ha una rilevanza sociale importante anche il primo passo di una politica che ridisegna a ribasso il sistemo complessivo del welfare. E questo per noi è inaccettabile».
A metà gennaio quindi il caso sulla vendita delle farmacie si potrebbe definitivamente sbloccare in un senso o nell’altro. Fino allora di dovrà attendere.