GROSSETO – Prima lo sfogo su Facebook e poi la nota ufficiale dell’amministrazione. Il vicesindaco di Grosseto Paolo Borghi non ci sta e attacca il governo criticando fortemente il recente decreto milleproroghe che “salva” Roma e una serie di comuni attenuando gli effetti dello sforamento del patto di stabilità. Per Borghi, che oltre ad essere il vicesindaco, ha la delega al bilancio, è un scelta totalmente sbagliata perché premia chi fa i debiti e non chi, come per esempio nel caso di Grosseto, fa i sacrifici per far quadrare i conti.
«Non è certo mio costume – scrive – accusare altri comuni o altri enti locali che vivono tutti difficoltà drammatiche. Purtroppo, però, il Decreto Milleproroghe ha fatto delle scelte che ritengo poco rispettose di chi le regole della finanza pubblica le rispetta sempre e fino in fondo, come Grosseto. Posso immaginare le motivazioni che spingono un Governo a liberare centinaia di milioni di risorse per i danni causati a Roma da Alemanno o per venire incontro a chi paga le sanzioni per non aver rispettato il patto di stabilità ma se poi guardo ai tagli ai trasferimenti che anche quest’anno hanno colpito Grosseto, e al ruolo da esattore a cui ci costringe lo Stato ogni giorno, non posso che rilevare una certa disparità di trattamento».
«Questa città sta faticosamente recuperando debiti dal 2006 e ormai ha ridotto il livello da 110 milioni di euro a 78 milioni, riducendo sensibilmente anche gli esborsi in termini di interesse e sempre rispettando il patto di stabilità. Eppure ogni anno assistiamo al taglio di ogni fondo nazionale, all’introduzione a tratti schizofrenica di nuovi balzelli che tutti i comuni devono andare a chiedere, con la loro faccia, ai cittadini. Assistiamo al mantenimento di regole di stabilità che soffocano qualunque iniziativa e che anzi colpiscono gli investimenti invece degli sprechi, campo quest’ultimo dove Grosseto ha invece fatto interventi molto concreti. Non me la prendo certo con Roma o con Parma ma mi chiedo, da amministratore e cittadino, quale sia la “ratio” di tutto ciò. Se chi fa i debiti viene salvato e chi li riduce colpito, anzi costretto a contribuire al pagamento degli errori degli altri, qualcosa non funziona».
«Questo non significa certo sovvertire i minimi criteri di solidarietà istituzionale o che i comuni debbano cominciare a non rispettare il patto di stabilità; tale scelta avrebbe infatti delle conseguenze fiscali particolarmente gravi e questa amministrazione è fiera di essere riuscita finora a rispettare tutti vincoli imposti. Quello che chiediamo è una rivisitazione radicale di questi limiti per i comuni virtuosi soprattutto negli investimenti e un rigore maggiore nei confronti di chi sfora, mentre lo sta facendo e non quando non è più al Governo. Questo sarebbe il comportamento di un Paese più giusto ed equo».