di Lorenzo Falconi
GROSSETO – Un consiglio comunale con seduta aperta sul tema della povertà. Non è una novità che il degrado sociale stia progressivamente avanzando anche a Grosseto, per questo, è stata convocata questa seduta speciale di confronto, nel tentativo di risolvere o quanto meno attenuare una problematica sempre più diffuso. Tra gli invitati a parlare nel consiglio “aperto”, Don Enzo Capitani della Caritas Diocesana che ha ripreso il concetto già espresso in epoca recente che «dove c’è povertà c’è ingiustizia». Partendo da questo presupposto Don Enzo ha proseguito il suo discorso: «C’è tanto disagio sociale e tanto degrado in nero che produce illegalità. Troppo spesso ci troviamo al cospetto di una sopraffazione umane che è un’ingiustizia di fondo».
Dal punto di vista dei numeri, invece, il disagio sociale è ancora più marcato. Secondo Hubert Corsi, presidente provinciale della Croce Rossa: «Le persone bisognose di aiuto e iscritte ai nostri elenchi speciali erano 240 nel 2011, sono diventate 360 nel 2012, mentre nel 2013 sono salite a 580». Una escalation che fa capire come in questi anni la situazione sia peggiorata. Anche Fabrizio Boldrini direttore del Coeso, non porta in dote cifre incoraggianti: «Abbiamo un budget di 13 milioni di euro l’anno, 8,5 sono investiti sulle necessità dei cittadini grossetani, 4 sono destinati agli anziani che sono ben 800 ad avere bisogno di assistenza. 7000, invece, sono gli utenti grossetani che hanno chiesto aiuto ai servizi del Coeso. Ma il dato che preoccupa è relativo anche alle 150 persone che da inizio 2013 sono in lista di attesa per l’emergenza abitativa. ASi registra una povertà relativa – spiega ancora Boldrini – che è quella delle persone che hanno un reddito al di sotto della media nazionale. In Italia sono 18 milioni, ben 20mila a Grosseto. C’è poi la povertà assoluta che interessa 3000 persone in città».
Tra gli interventi anche quello di Massimo Nannini, della Ronda della carità che da 5 anni aiuta i bisognosi con la distribuzione di pasti serali: «In 5 anni i numeri dell’emergenza si sono triplicati. Il nostro servizio che interessava 25 persone, adesso ne riguarda 60 di media. In aumento ci sono i giovani e gli italiani che hanno vissuto un divorzio o che hanno perso il lavoro».