GROSSETO – Costi e gestione dei ranfaììdagi continuani a tenere banco. Anche l’Unione sindacale di base della sanità interviene con una propria nota che mette a confronto alcuni costi, quelli dela mantenimento dei cani, ma anche quelle per gli stipendi dei dirigenti. «La domanda che vogliamo porre e ci vogliamo porre – afferma Stefano Corsini dell’USB – è: dovendo scegliere chi sacrificare fra Randagi, dirigenti ed asili, quali scegliere? Badate bene, al posto di asili potremmo mettere molti altri servizi che vengono sistematicamente tagliati per mancanza di fondi: posti letto, assistenza sul territorio, case di riposo, fondi per l’ emergenza abitativa e per il sociale solo per citarne solo alcuni».
«Purtroppo assai spesso più che cercare la soluzione di un problema, si cerca di difendere la propria posizione – prosegue USB -, ovvero di trovare un’altra soluzione che non vada ad incedere sul proprio ambito di interesse, noi abbiamo sempre ritenuto e continuiamo a ritenere che i problemi debbano essere affrontati e possibilmente risolti senza logiche talebane e e ci piacerebbe vedere tanti onorevoli, che si sono stracciate le vesti per l’intervento del Dottor Madrucci, così altrettanto integralisticamente impegnati contro i tagli alla sanità e ai servizi pubblici in generale. Ed è per questo che noi sicuramente non vogliamo gettare dalla torre gli asili, vogliamo e chiediamo invece di rivedere entrambe le altre questioni: stipendi amministratori pubblici e gestione del randagismo e per questo qualche dato può essere di aiuto». L’Unione sindacale di Base fa infine una riflessione su costi e cifre:
Stipendi amministratori pubblici
«È di questi giorni il dato, riferito al 2011, fornito dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico secondo il quale “i dirigenti italiani sono i più pagati dell’Ocse, il triplo della media” (cit. Sole 24 ore). Ora, chiaramente, il nostro buon direttore di Dipartimento non si può ascrivere ai top manager ai quali il dato si riferisce, ma quello che è vero per i suddetti è vero, in proporzione, anche per i managerini; infatti dati alla mano, come viene ricordato in un articolo di questi giorni e come è facilmente verificabile dal sito ASL, il citato dottor Madrucci ci costa 125.000 euro annui ai quali vanno aggiunte però indennità varie. Bene è chiaramente una situazione che impone, come USB chiede da sempre, un drastico taglio di queste cifre – pensate quanto costa una pletora di Direttori Generali, Direttori Amministrativi, Sanitari a livello nazionale – un ridimensionamento della retribuzione di tutti i dirigenti pubblici, ridimensionamento che porterebbe anche ad una forbice più ragionevole rispetto a noi comuni mortali ai quali viene detto che bisogna tirare la cinghia ed ai quali gli stipendi sono bloccati da oltre un decennio. Quindi ben venga un deciso intervento che ridimensioni remunerazioni e numero dei dirigenti pubblici, lo chiediamo da sempre ora, come si usa dire, ce lo fa notare anche l’OCSE». Afferma l’Usb
Randagismo
«Il fenomeno è complesso e con infinite implicazioni, si va dal benessere animale alle predazioni e ai danni alla zootecnia passando per la sicurezza e la salute pubblica, quindi non abbiamo certo la pretesa di esaurirlo. Quello che ci limitiamo a fare è tratteggiare una fotografia della situazione attuale ed esprime una opinione, che chiaramente è la nostra e non ha niente di assoluto, facendoci aiutare dai dati. In provincia di Grosseto i cani alloggiati nei vari canili sono all’incirca 900 per una spesa media giornaliera per il mantenimento di circa 4,5 euro, IVA compresa a cane, che comporta una spesa annua, di circa 1.500.00 euro alla quale vanno aggiunte le spese per la cattura o presa in consegna. Il comune di Grosseto ha speso nel 2012, 648.00 euro per la gestione dei cani randagi che ha in carico, attualmente 269, e nel bilancio di previsione 2013 ha calcolato una spesa di 606.000 euro. Contestualmente ha destinato 400.000 euro al fondo per l’emergenza abitativa e aumentato le rette per gli asili nido !!! Il comune di Roccastrada, questa è una percentuale della quale non siamo certi e quindi passibile di smentita, spende la metà del fondo destinato al sociale per mantenere i cani catturati nel proprio territorio in canile. Bene, come sopra, questa è una situazione che necessita di essere affrontata perchè non è accettabile che, detta terra terra, si spenda di più per dare un tetto ai cani di quanto si spenda per garantire un tetto, per se e per i propri familiari, ad una persona che magari ha perso il lavoro e non è più in grado di pagare l’affitto. Ora due riflessioni, una sui canili, non parliamo delle strutture grossetane che non conosciamo, ma del concetto stesso di canile, luogo ben lontano dalle amorevoli cure di cui i cani nella giusta ricerca del loro benessere dovrebbero vivere, luoghi dove spesso, ci riferiamo a notizie di cronaca, gli animali vengono rinchiusi ed abbandonati, dove la quota riconosciuta dall’ente pubblico non viene spesa per mangimi e pulizia ma per arricchire qualche “imprenditore” senza scrupoli che ha intravisto il modo di lucrare sulla pelle degli animali; cari signori il nostro concetto di amore per gli animali (fra chi scrive ci sono orgogliosi proprietari di adorati cani) non ha niente a che vedere con la castrazione, e la vita da reclusi in canile».
«E l’ultima, quella finale, ci riporta alla provocatoria domanda iniziale, ce lo possiamo permettere questo costo pubblico per “incarcerare” animali – si chiede Corsini -? A questa domanda non dobbiamo ne vogliamo rispondere ma sappiamo con certezza che, in un contesto economico dove, come ricordavamo in inizio, non ci possiamo permettere fondi per le emergenze abitative, per gli asili pubblici, per curare dignitosamente i nostri malati in ospedale e sul territorio, l’argomento non va liquidato con una guerra di religione, ma merita una profonda riflessione».