a cura di Gian Luca Bonucci
Il genere umano non si rende ancora conto che su questa terra noi siamo soltanto in affitto, perciò sarebbe opportuno ricordare di lasciare le nostre città, i nostri paesi, nel migliore dei modi a coloro che verranno dopo di noi. Ma quante persone hanno abitato, con il passare degli anni, città e paesi?
È grazie ai Censimenti, che possiamo quantificare con numeri precisi il numero dei presenti e degli assenti, e determinare poi tabelle dalle quali possiamo ricavare dati utili, per capire l’andamento demografico di città e paesi. Nel Giunco del mese di Dicembre del 1999, dopo un’accurata ricerca, vennero pubblicate, all’interno di un interessante articolo, delle tabelle che davano un quadro esauriente sull’andamento demografico del nostro paese e dintorni. Pubblichiamo di seguito l’articolo del Giunco di Dicembre del 1999.
La “Parola Chiave” del mese:
Demografia – Popolazione – Censimenti
La Maremma, da tempi ormai lontani, fin dall’antichità, è stata luogo di migrazioni, un crocevia di gruppi e individui, una terra di passaggio. C’è stata ben poca “autoctonia” nella formazione e nella configurazione della sua popolazione. Una teoria, forse la più accreditata, vuole che gli stessi Etruschi fossero una popolazione giunta dall’Oriente, dalla Lidia. Insomma, anche gli Etruschi potremmo dire scherzosamente, non erano “puri” maremmani. Così come non lo erano i pastori “transumanti” che per secoli nei periodi invernali “soggiornavano” in questo territorio con le loro mandrie e greggi per poi ritornare in estate alla loro terra di origine. Così come non lo sono stati i badilanti e i contadini che dall’800 in poi venivano a prendere “possesso” della terra bonificata. Così come non lo erano i “nostri” minatori, giunti in Maremma e nel nostro Comune da regioni e zone lontane.E’ possibile verificare tutto questo? Ma certo! L’anagrafica. La numerazione. La conta dei presenti e degli assenti: il Censimento. Lo abbiamo fatto per nostra modestia e, curiosi, siamo andati a ricercare quanti eravamo e quanti siamo. Qui, nel Comune di Gavorrano, a Giuncarico, a Caldana, a Ravi! Da tempi remoti. Dal 1640…
Già da questa prima tabella si può evincere che un primo grosso aumento della popolazione, un raddoppio, si verificò nei circa cento anni tra il 1745 e il 1833, periodi di inizio e di consolidamento delle opere di bonifica volute dai Granduchi Lorenesi, Pietro Leopoldo e Leopoldo II°. Mentre vi è una sostanziale stabilità di popolazione nei dodici anni tra il 1833 e il 1845. Ma la prima consistente crescita è nel quarantennio che va dal 1845 al 1881 con un numero di abitanti quasi triplicato e che coincide integralmente con lo sviluppo delle attività minerarie del nostro comune. Crescita condivisa con tutti i comuni del comparto minerario. Ma l’incremento demografico di Gavorrano continuerà anche nei decenni successivi. All’ulteriore intensificazione dell’attività estrattiva, con un forte incremento proprio nella zona mineraria di Gavorrano e Ravi, si collega lo sviluppo dell’agricoltura. Tra la fine dell’800 e per tutta la prima metà del 900 i flussi migratori verso la Maremma raggiungeranno il punto massimo. A tutto questo va aggiunto che proprio durante i primi anni del Ventennio Fascista le opere di bonifica avranno un forte potenziamento. Minatori, badilanti e contadini venuti dalle più disparate regioni d’Italia consentiranno il riequilibrio demografico tra la Maremma e le altre province della Toscana. Gavorrano in particolare, sarà dal 1936 al 1951 il terzo comune della Provincia con il maggior numero di abitanti dopo il comune capoluogo Grosseto e quello “storico” di Massa Marittima. A tale crescita contribuisce anche l’aumento della natalità e, se vogliamo, il miglioramento delle condizioni economico-sanitarie. Detto, ovviamente, con le dovute cautele. Poiché, la malaria continuerà a “colpire” fino agli anni quaranta del Novecento e la mortalità nei luoghi di lavoro sarà ancora alta, sia nelle miniere che tra gli addetti alle opere di bonifica.
Ma dagli anni Sessanta con la crisi delle miniere ha avuto inizio un declino demografico che ha riguardato un po’ tutti i paese e le campagne. Vediamo in dettaglio la seconda tabella.
* Nel più “semplice” censimento del 1936 la suddivisione era tra centri abitati (paesi) e la campagna definita “case sparse” che nella nostra elaborazione abbiamo continuato ad usare sempre solo nel caso di Giuncarico.
** Scarlino (come tutti sappiamo) non fa più parte del Comune di GavorranoNell’ultimo trentennio sono cresciuti alcuni centri, primo fra tutti il Bagno, ma sono nati o perlomeno “emersi” nuovi centri non “contemplati” nei censimenti del passato come la zona del Grilli o la zona di Potassa, ma anche (un po’) il Bivio di Ravi e le zone limitrofe. D’altronde, i Censimenti degli ultimi decenni sono più “articolati”. Noi abbiamo voluto “erroneamente” esemplificare. Ci preme però sottolineare che se la diminuzione è dovuta in parte alla perdita di Scarlino che orbitava tra i 2500/3000 abitanti il calo più evidente riguarda due paesi e due zone in particolare: Giuncarico e Ravi che, sommate, dal 1951 al 1991 sono “colpevoli” di quasi il “50% del calo complessivo “ del comune.
Può essere che questi due paesi non siano stati “amministrati” adeguatamente dai loro “delegati”? O forse si sono fidati troppo di “rappresentanti” con una “mentalità” un po’ vecchia e poco adatti a renderli più “vivibili” e “accoglienti”? Chissà? Speriamo che nel 2000…..Un nuovo “Canapone”….