di Barbara Farnetani
GROSSETO – «Siamo stati abbandonati, siamo in ginocchio e abbiamo vissuto la più assoluta inerzia da parte dello Stato» Francesco Viaggi, presidente provinciale di Coldiretti, non usa mezzi termini. «La Maremma è stata abbandonata se si esclude qualche spicciolo giunto dalla Regione. Ci sarebbero voluti 50-100 milioni che su un bilancio di uno stato non sono gran cosa, ma che sarebbero stati sufficienti per far ripartire un territorio. A livello politico, invece, non è stato fatto nulla. In 24 ore la gente ha visto spazzar via 30 anni di lavoro, le nostre aziende hanno danni per 50 milioni di euro».
Tra queste aziende quella di Gianpaolo Danesi, imprenditore agricolo di Albinia, che ha visto spazzar via casa e azienda. «Ho investito i sacrifici e i risparmi di una vita miei dei nonni, dei genitori. Un danno da 247 mila euro. Con la mia famiglia, 4 persone, ho vissuto per mesi in 22 metri quadri di magazzino, tra scatoloni, sempre con i deumidificatori accesi. Ho lavorato a Natale e a Capodanno, mattone su mattone per ricostruire la mia casa. Se è vero che siamo tutti italiani le istituzioni ci diano qualche piccolo aiuto. Siamo in ginocchio. Spero di riuscire a seminare, ma la stagione è già iniziata male».
Viaggi traccia la fotografia di una terra che ha avuto voglia di ripartire, che si è rimboccata le maniche «le assicurazioni hanno lavorato in tempi utili, chi ha potuto ha coltivato, abbiamo riscoperto il senso della solidarietà, di contro però ci scontriamo con una fatica inaudita per fare ogni cosa. C’è il fondo di solidarietà, ma se non viene finanziato è una scatola vuota. Gli unici soldi arrivati sono quelli che è riuscita a racimolare la Regione, 6 milioni da dividere per tutta la Toscana. L’ultima parte arriverà a Natale».
«Ci avviamo verso una importante riforma dei Consorzi bonifica – prosegue Viaggi – a Grosseto si è fatto tanto e in maniera programmata. Serve una programmazione del territorio da parte delle istituzioni, bisogna fare i laghetti, scavare l’Ombrone e i fiumi, non è reato farlo e magari utilizzare la ghiaia invece di comprare quella del Tevere, sono 30 anni che non si fa più, nell’Ombrone sono sorte intere isole. Bisogna tornare a tagliare le piante attorno al fiume, l’acqua va regimata. Bisogna ascoltare il mondo agricolo».
«Il fiume, quando tracima, porta con sé i detriti – precisa il direttore di Coldiretti Alessandro Corsini – ci sono aziende che hanno uno strato di detriti e ghiaia depositati sul terreno e non possono rimuoverli perché la ghiaia è considerata attività di cava. È un anno che non possono coltivare».