di Lorenzo Falconi
GROSSETO – La vicenda Mabro non fa dormire sonni tranquilli, soprattutto ai lavoratori. Ora che il giorno dell’udienza sul concordato preventivo, fissato per lunedì prossimo, si avvicina, cresce l’attesa, ma anche la preoccupazione per la decisione che il giudice Vincenzo Pedone sarà chiamato a prendere. Da un lato il via libera per alla richiesta di concordato presentata da Abbigliamento Grosseto, dall’altra la Prodi bis invocata da più parti. Su questo primo punto si dividono già due strade profondamente diverse tra loro. Di sicuro lunedì tante carte verranno scoperte, con i vertici dello stabilimento tessile che dovranno presentare gli atti necessari a convincere il giudice che quella del concordato è la via giusta per dare un futuro all’azienda. A parole, sul piatto, ci sono ben dieci milioni di euro già depositati dai thailandesi di Cn Management che, secondo l’attuale proprietà, sarebbe pronta a chiudere l’affare attraverso un piano articolato basato sull’affitto del ramo di azienda, in modo da avere un più dettagliato resoconto dell’attività. Parole a cui dovranno necessariamente far seguito i fatti. Parole, appunto che non convincono affatto le Rsu Cgil di Abbigliamento Grosseto.
In effetti, troppe volte, per i dipendenti dell’azienda tessile, le illusioni hanno superato le aspettative. A questo c’è da aggiungere che nella storia recente della ex Mabro, con i vari cambi di proprietà si è spesso finiti “dalla padella alla brace”. Dubbi profondi, dunque, si insinuano e alimentano i pensieri delle rappresentanti sindacali che in merito alle esperienze già vissute in passato fissano il punto sulla vicenda: «Ai primi di settembre avevamo affermato che ci sarebbe stata proposta la farsa di una società con proprietà sconosciuta, Abbigliamento Grosseto, che affitta l’attività ad un’altra società, una new-co di comodo, anch’essa con proprietà sconosciuta. Puntualmente la nostra previsione di un teatrino recitato solo per guadagnare un po’ di tempo si è avverata – dicono dalla Rsu Cgil -. Siamo in grado di fare un’altra previsione, anche se ci piacerebbe che fosse tutto vero – aggiungono -. E’ evidente che i 10 milioni depositati in una banca londinese sono un’altra bufala. Lunedì prossimo i legali di Abbigliamento Grosseto dichiareranno al giudice che l’accordo non è ancora perfezionato, ma che mancano solo pochi giorni, forse poche ore e che quindi è come se i 10 milioni fossero in tasca e, per confondere, proveranno a stupire con gli “effetti speciali” di uno sfavillante piano industriale costruito su risorse inesistenti».
«Per queste previsioni non abbiamo avuto bisogno della sfera di cristallo, dai personaggi che hanno diretto la nostra azienda abbiamo imparato, a nostre spese, a giudicare solo i fatti, non le parole – concludono dalla Rsu -. La famosa due-diligence che i thai-pratesi di Cn Management avrebbero dovuto effettuare entro lo scorso mese di agosto, non è mai stata realizzata nei fatti. Dubitiamo molto che qualcuno investa la consistente somma di 10 milioni senza una attenta verifica di ciò che acquista. Ancora una volta, quindi, mancano i fatti». Una visione lucida e per certi aspetti spietata di quello che potrebbe accadere a breve nell’azienda maremmana. Duecentoventi lavoratori attendono con il fiato sospeso l’esito dell’udienza sul concordato preventivo, ora che il tempo dei bluff è delle decisioni da rimandare sta per giungere alla fine, tutte le carte dovranno essere scoperte, messe in fila sul tavolo e analizzate attentamente, in modo da dare una speranza concreta a tante famiglie maremmane.