a cura di Giulia Carri
SAINT PREX (Svizzera) – Daniele Di Lullo, 31 anni di Porto Santo Stefano, è un compagno di Liceo. Una mente brillante, non lo dico per gentilezza, è la sua storia che lo dimostra.
Cosa è successo dopo il Diploma? Come sei arrivato in Svizzera?
Ho preso una laurea triennale all’università di Pisa in ingegneria meccanica. In quegli anni ero molto attivo politicamente, con due amici nel 2003 abbiamo fondato la sede pisana di una ONG Italiana chiamata Ingegneria Senza Frontiere. Nel 2005 sono stato eletto Senatore Accademico ed ho avuto la possibilità di fare molte cose per l’Università nella città. Ho lavorato per difendere gli interessi degli studenti nell’applicazione della riforma Moratti; contro la tendenza deficitaria dell’università a delocalizzarsi in una miriade di sedi provinciali e a difendere il diritto degli studenti per una didattica di qualità.
Sono stato rappresentante anche nella Commissione per la didattica, nel Consiglio degli studenti, nella Commissione per la Ricerca, nel Consiglio di Facoltà di Ingegneria e nel Consiglio del mio Corso di Laurea, più nella consulta provinciale e in quella regionale. Questi organi mi hanno permesso di esprimere la voce dei 3000 studenti che mi hanno votato e che ho rappresentato a livelli diversi e spero di aver portato un contributo all’Università. Abbiamo organizzato anche attività culturali, dal cinema alle conferenze e molti bei concerti. Alcuni partecipati da circa 7000 persone. Tutto questo però mi prendeva molto tempo, per cui ad un certo punto ho deciso di concentrarmi solo sugli studi e un giorno sono partito per andare a trovare un amico a Losanna e visitare il Politecnico.
Come è stato quel viaggio?
Illuminante. Mi sono trovato di fronte ad un posto che avevo solo sognato. Il politecnico è la seconda Università tecnica in cui lo stato svizzero investe tutto. Gli studenti hanno tutti gli strumenti possibili per laurearsi e fare ricerca e costa meno dell’università di Pisa. Ho deciso subito di fare lì la specialistica. Sempre in quella vacanza ho conosciuto quella che ora è mia moglie… avevo tante buone ragioni per trasferirmi!
Quindi hai il doppio dei servizi a minor costo?
Non è nemmeno paragonabile. Quando sono andato alla segreteria universitaria – abituato alle segreterie poco funzionali che abbiamo in Italia – ero quasi spaventato, loro mi hanno guardato e detto “Che ci fai qua? E’ tutto online”. Allora mi sono iscritto online e senza problemi ho cominciato l’università in Svizzera. E’ tutto nel sistema informatico, il materiale didattico soprattutto è di facile reperibilità. Quello che non trovi nella tua biblioteca puoi richiederlo a tutte le altre biblioteche del paese, collegate tramite un sistema informatico. E’ una cosa semplice a livello tecnico che ti permette tantissimo, in 24/48 ore hai un documento via email gratis. Così nel 2008 mi sono laureato a Losanna.
Hai deciso poi di rimanere lì a lavorare?
Verso la fine della laurea specialistica ho cominciato ad interessarmi all’ ambito della gestione aziendale, ho fatto una tesi di pianificazione per l’apertura di una nuova fabbrica. Nel frattempo mia moglie è rimasta incinta quindi la scelta è stata semplice diciamo.
Come sei entrato nel mondo del lavoro?
Ho cominciato a lavorare subito. Per i primi mesi sono rimasto all’università a fare ricerca. Dopo poco è nato Jules, il nostro primo figlio che ora a 4 anni. Anche mia moglie si è laureata e ha potuto occuparsi del bambino, cercando con calma un lavoro perché lo stato svizzero ti garantisce diversi mesi di disoccupazione subito dopo la laurea. Io avevo iniziato un dottorato, ma dopo un po’ ho lasciato perché non ero soddisfatto lavorando nella ricerca. Avevo voglia di altre esperienze lavorative. Ho trovato dopo poco un lavoro come business analyst in un’azienda biomedica, dove sono rimasto fino a un mese fa, quando ho cominciato il percorso per mettermi in proprio. Nel 2011 è nata la nostra seconda figlia, Alice. Il campo della gestione della sanità mi interessa molto, e questo è il posto migliore per questa professione. La Svizzera, specialmente in questa zona, investe moltissimo sui giovani che vogliono imprendere. E’ molto incoraggiante.
Parlando di Maremma, torni spesso? Che ne pensi dopo tanti anni fuori?
Torniamo un paio di volte l’anno. E’ una terra meravigliosa, con mia moglie conveniamo sempre che pochi posti al mondo sono così belli. Amo ritrovare la sua ruralità, la natura incontaminata, le tradizioni e il tranquillo ritmo di vita. La Svizzera negli ultimi 30 anni è diventata una realtà molto frenetica e produttiva, la differenza con la serenità della Maremma la sento molto. Tornare a casa è un po’ come andare in paradiso per noi! E’ rinforzare il legame con i miei valori, non dimenticare le mie origini.
Cosa cambieresti?
Assunto che manterrei la ricchezza e la molteplicità culturale, vorrei vedere un sistema turistico che sia davvero un sistema. Manca una forte coordinazione dell’industria turistica a livello provinciale e regionale. La Maremma potrebbe diventare un simbolo internazionale come l’Andalusia o la Provenza, in 100 km abbiamo mare, montagna, archeologia, isole, cibo… ma tutto questo non è valorizzato come potrebbe a livello turistico. Manca un’offerta chiara, globale di quello che tutta la Maremma offre. La promozione dovrebbe essere migliorata.
Tu che ti occupi di questo, cosa proporresti?
Se solo in ogni albergo maremmano ci fosse un computer con una mappa della Maremma e della sua completa offerta turistica, tutto sarebbe diverso. Le persone che vengono in vacanza potrebbero non solo conoscere ma fruire al meglio l’intero territorio.
Torneresti?
Non adesso, in futuro forse sì. Se ci fosse l’aeroporto a Grosseto ci penserei di più, almeno i treni, ecco.