GROSSETO – È sorpreso Leonardo Marras, presidente della Provincia di Grosseto. Sorpreso per questa candidatura di Grosseto a capitale della cultura, una candidatura che, precisa, non sosterrà. «Una sorpresa senza aggettivi» la definisce su facebook in un lungo intervento. Marras parla di «Provincialismo, creatività. L’elogio del nulla e della solitudine. Il coraggio di rompere il sistema delle tradizioni. Ambizione o presunzione? Affascinante quanto banale. Dipende dai punti di vista. A me ha colpito e sorpreso venire a conoscenza della candidatura di Grosseto e della Maremma a capitale d’Europa della cultura 2019».
«Una sorpresa senza aggettivi, derivante dall’ignoranza dell’evento – precisa il presidente della Provincia -. Né la prima né l’ultima sorpresa che riguarda la nostra città e la nostra terra. Questo è un luogo aperto senza centro, dove non esistono verticalità e dove i blocchi del potere consolidato non fanno presa. La libertà vera si percepisce. Di movimento, di pensiero. Molto spesso non siamo in contatto con altri. Non conosciamo ciò che esiste, viene meglio dire che non c’è niente che sforzarsi di avere relazioni. E questo non impedisce però di crearle e di dare spazio alla fantasia. La Maremma è forte di ispirazioni, testimonianza di trasformazione, di incontro e integrazione. Contenuti, tutti, su cui plasmare una proposta dirompente, al di là degli esiti, che è interessante comunque».
«Dico subito che non sosterrò questa candidatura – sottolinea Marras -. La Toscana ha già fatto una discreta figuretta a preparare questo appuntamento con due candidature che la terza proprio non ci stava. È una motivazione politica come politiche sono le motivazioni che portano alla fine alla selezione della città. Speriamo per la Toscana e quindi anche per noi, che la nostra ricchezza creativa e l’abbondanza di proposte non sia, alla fine, un ostacolo a raggiungere questo importante risultato».
«Un merito però i due artisti e i duecento anonimi mecenati lo hanno già avuto – ammette Marras -. Hanno lanciato un sasso nello stagno. Non condivido molte cose che ho letto velocemente in queste ore, i toni saccenti e le conclusioni affrettate di certi loro giudizi, ma ho sentito la voglia di leggerli. È il merito di chi apre un dibattito nella calma piatta e costante di ogni luogo e offre qualcosa a tutti. Rifletto che più che una proposta culturale, e lo è, è uno spunto politico. Ha solo il difetto di non essere collettivo e la pretesa di essere elitario».