GROSSETO – «Viene da chiedersi se i consiglieri della maggioranza riescano ancora a parlarsi, a confrontarsi tra di loro e con i loro rappresentanti in giunta, prima di andare in consiglio comunale a lacerarsi sulle posizioni da assumere». La domanda è di Cristina Citerni, capogruppo Sel in consiglio comunale. «Quando la “ragion politica” prevale sulle motivazioni ideali e sui principi è sempre un brutto giorno per la democrazia». Prosegue commentando le modifiche allo statuto comunale apportate ieri in consiglio comunale. Modifiche che toccando vari punti, eliminando i riferimenti alle circoscrizioni e alla figura del direttore generale soppressi per i comuni meno popolosi. Modificato nello statuto anche il riferimento alle pari opportunità tra uomo e donna, con l’indicazione che il Comune garantisce “la presenza di entrambi i sessi nella Giunta e negli organi collegiali non elettivi, nonché organi collegiali di enti, aziende e istituzioni da esso dipendenti”.
«Reputando un po’ debole la previsione normativa – prosegue Citerni -, avevo proposto di fissare al 40% la quota obbligatoria di rappresentanza per ciascun genere, da riportare nello Statuto e avevo presentato un emendamento in tal senso alla proposta di delibera da discutere in consiglio. Con vero piacere ho appreso che anche alcuni gruppi di maggioranza, segnatamente il PD, il PSI e l’UDC, con i loro capigruppo, avevano presentato un analogo emendamento. Ma il sindaco, espressione di quelle forze politiche che sostenevano la necessità di fissare le “quote rosa”, ha avanzato dubbi sulla bontà dell’iniziativa, seguito da alcuni consiglieri appartenenti ai gruppi firmatari dell’emendamento stesso. Il risultato, paradossale e doloroso, è stato il veder respingere il nostro emendamento ed approvare il testo originario dello Statuto con i voti del centrodestra. Rimane l’amarezza per aver visto sacrificare un principio apparentemente condiviso ad una ragione di opportunità che sa di politicismo, e che per me è incomprensibile e inaccettabile».