GROSSETO – Nella giornata di ieri era arrivato l’appello dell’amministratore delegato Maurizio Santoro: «c’è lavoro ma mancano i lavoratori», oggi la vicenda della ex Mabro si arricchisce di un nuovo capitolo. Ad intervenire sulla vicenda è il capogruppo in consiglio comunale di Fratelli d’Italia, Fabrizio Rossi, che risponde a Santoro: «Non si possono accusare i lavoratori e neppure appigliarsi alle divisioni sindacali che, legittimamente, ci sono tra le vestaglie azzurre. Non è certo colpa di chi in questi mesi non ha avuto un salario o di chi ha avuto soltanto un minimo sostegno alle normali esigenze di vita quotidiana, se la situazione è direttamente arrivata sul tavolo del Tribunale di Grosseto».
«Ci sono lavoratori che non vedono un centesimo da Gennaio e, nei mesi passati, il consiglio comunale, investito del problema Mabro, si è espresso a favore del decreto legislativo 8 luglio 1999 n. 270, meglio noto come Prodi bis, che garantirebbe un periodo transitorio nel quale si potrebbe aprire qualche spiraglio per una nuova soluzione, volta a salvaguardare l’occupazione e le famiglie coinvolte – spiega Rossi -. Stesso proponimento della provincia di Grosseto e della regione Toscana che, per il tramite di consiglieri regionali del mio partito ha portato in consiglio regionale la vicenda Mabro e ha fatto approvare all’unanimità una mozione per la Prodi bis».
«Purtroppo le varie strategie aziendali nel corso degli anni, hanno soltanto venduto fumo negli occhi a tante persone che, in questo momento, si trovano in forte difficoltà economica e senza prospettive credibili da valutare. Sono francamente sbalordito quando Santoro si scomoda a fare accuse alla credibilità, venuta meno a causa di “veleni intorno all’azienda” – conclude il consigliere comunale -. La credibilità sui mercati e la fiducia è esclusivo appannaggio di chi dirige un’azienda e non di chi ci lavora, spesso in condizioni disagiate e senza salari. Forse dimentica che le divisioni sindacali sono anche il frutto di anni di speranze e di occasioni gettate al vento da chi, la vicenda Mabro, non l’ha saputa gestire».