di Lorenzo Falconi
GROSSETO – Ci sono momenti che possono entrare nella storia. In molti si ricorderanno la “foto di Vasto” che ritraeva Pierluigi Bersani, Antonio Di Pietro e Nichi Vendola. Era il 2011 e in quello scatto c’era racchiuso il progetto di un nuovo centrosinistra, con i leader del Pd, dell’Idv e di Sel a segnare un passaggio fondamentale della politica nazionale. A distanza di due anni lo scatto diventa ancor più intimo e forse, se vogliamo, più denso di significato. Un caffè a Grosseto, è quello che si sono concessi Guglielmo Epifani, Riccardo Nencini e Nichi Vendola, intervenuti alla festa nazionale del Partito Socialista Italiano.
«Guido un partito che ha chiesto di poter entrare nella famiglia del socialismo europeo – ha detto Nichi Vendola, leader di Sel – occorre individuare con grande forza il futuro dell’Europa, attraverso principi quali libertà, uguaglianza e fraternità». Un segnale di apertura che nel dibattito di Grosseto il segretario nazionale del Psi, Riccardo Nencini, inquadra così: «Questo è il tentativo di parlare di una sinistra riformista che sia vincente anche in Italia, perché le ultime elezioni le abbiamo perse. Se parliamo di uomini soli al comando di un partito e non ci preoccupiamo di dire quale sinistra c’è per l’Italia, rischiamo nuovamente la sconfitta». Frena un po’, invece, Guglielmo Epifani, segretario nazionale del Pd, sulla nascita della lista Pse per le Europee: «Prima bisogna aderire al Pse. Allo stato attuale l’unico partito che ci aderisce è il Psi».
Il dibattito scivola poi sui temi di attualità, come il voto palese o segreto sulla decadenza di Silvio Berlusconi. «Abbiamo preso la decisione di votare per la decadenza – ha spiegato Riccardo Nencini -, non ci siamo iscritti a nessuna fazione dei pro o contro, ma abbiamo studiato le carte e verificato la legge». Netto anche il giudizio di Epifani: «Non importa se il voto debba essere palese o segreto, l’importante è votare e farlo coerentemente. Le leggi si fanno per essere rispettate». Ribatte Nichi Vendola: «Non sono nel senato e non sono in parlamento, ma la decadenza dal seggio senatoriale di Silvio Berlusconi è fatale, appartiene al rispetto di un principio di legalità e uguaglianza dei cittadini davanti alla legge».