a cura di Simone Pazzaglia
Quando ho pensato a scrivere un diario di viaggio sulla Polonia, essendoci stato tre anni fa, ho creduto di fare un torto a chi invece la Polonia l’ha vissuta davvero e per questo ho chiesto a Fabio Izzo di scrivermi qualcosa. Fabio Izzo è nato in provincia di Alessandria, ad Acqui Terme. Dopo aver girovagato per l’Europa Nord Orientale, Finlandia e Polonia, ha fatto ritorno in Italia, dove ha pubblicato Eco a Perdere, Balla Juary, Il Nucleo e Doppio Umano.
È vincitore del “Premio Grinzane Cavour Dialoghi con Pavese”. Fedele alla letteratura polacca crede in Gombrowicz, Schulz, Witkiewicz e Hlasko. Se guardate la sua biografia trovate questo.
Per quanto mi riguarda Fabio è un buon amico. Nonostante la distanza e le poche volte in cui ci siamo incontrati, spesso in occorrenza con una Fiera del Libro o una presentazione del Foglio, è nata tra noi un’amicizia particolare che ci porta a consultarci e scriverci per ogni occorrenza. Leggete le sue opere, ne vale veramente la pena. Per il momento vi lascio alla Sua Polonia.
In Polonia
Ci sono diversi momenti difficili nella vita di uno scrittore e la pagina bianca è sempre una delle sfide più ardue, se poi la pagina è ancora bianca dopo l’ennesimo viaggio, beh, come si dice, non ci resta che scrivere.
Ho voluto cominciare da un colore, il bianco, non a caso, perché Film Bianco è uno dei film della trilogia di Kiewsloski e bianca è anche la metà della bandiera del paese di cui andremo a parlare oggi: la Polonia. Il mio ultimo viaggio ha riguardato la parte baltica del paese, cioè quella Danzica, città per cui val la pena morire (?), come titolavano i giornali del secolo scorso all’inizio della Seconda Guerra Mondiale e Mallbork, centro turistico da lì poco distante. Cominciamo? Ma sì, cominciamo, in fondo siete qui per leggere qualcosa.
A Danzica, da anni ormai, ci si arriva con i voli low cost, da Bergamo e Roma, che ti portano proprio lì sotto i baffoni dell’aeroporto dedicato a Lech Walesa, premio Nobel per la pace e leader del movimento di Solidarnosc, recentemente raccontato al cinema da Andrjej Wajda.. Il regista, come me, fatte le debite proporzioni, è dunque voluto tornare sulle tracce delle storia, infatti, molti di voi, spero, ricorderanno l’uomo di ferro e nessuno di voi avrà letto invece Latin Lower, ,ma così è la vita. Ne è comunque passata di storia sia dall’autorevole film che dal mio raccontino e da allora Danzica, o almeno il suo centro, è tornata a fiorire sul Baltico. Pensavo che la mia indole varsaviana potesse entrare presto in contrasto facilmente con l’anima rigida e baltica di queste parte, ma così non è stato. Ulica Dluga è lo specchietto per le allodole acchiappa turisti, tutto è pensato e costruito per adescare lo straniero, dai ristoranti, ai pub, fino ai night club, ma basta seguire il consiglio di Robert Frost e prendere un sentiero non preso per finire a ciondolare in qualcosa di autentico e allora è davvero bello finire con il perdersi lungo la Mlotawa, lasciar andare i propri pensieri verso le rotte del nord, mangiare in un chioschetto con la sferzante e mordente aria di un mare sconosciuto ad alimentare idee sogni e speranze comuni a ogni viaggiatore dopo che ha trovato un porto sicuro e ospitale..
La stessa sensazione di immersione totale nella polonità, concedetemi questo termine che uso già da tempo, la si prova a Mallbork, se volete un consiglio lasciate perdere il castello, i turisti sui generis lo ameranno e avventuratevi nei suoi dintorni, tra strade scoscese, sentierini, opere di street art e natura quasi incontaminata sotto un cielo lontano dal nostro azzurro, ma di un blu intenso, prossimo al prussiano anche se molto più caldo, illuminato di riflesso dalla via dell’Ambra.
Io colleziono ricordi e viaggio a sensazioni e Danzica, dove le campane del centro rintoccano al suono di Michelle dei Beatles, collegata con Gdynia e Sopot, attraverso una capillare rete ferroviaria è in grado di regalare serenità e pace. Certo, la Troj miasto, è per molti, soprattutto per i più giovani, la Rimini del Nord, basta vedere la vita notturna di Sopot, chiedete a Michele Ponte per ogni referenza, ma non solo. Il pensiero o per meglio dire l’animo, può rimbalzare placidamente tra gli edifici storici di questo centro storico e tra le sue campagne, dove i colori anseatici esplodono a raffica, placati da quell’attitudine slava che fa di Danzica una città da vivere più che da visitare.
Non vi tedierò ora con storie di gite a cavallo, di bagni indietro nel tempo al mare di Stlogi, di entusiasmanti partite di calcio alla Pge Arena, di fish and chips mangiato sul porto, su dialoghi da wodka a 4zloty(1 euro circa), su musei interessanti, costruzioni di mattone a vista che scaldano il cuore e l’anima e tante, tante altre cose più o meno personali, ma concludo con dei piccoli appunti e consigli: la birra al miele, un must, provatela. del Caffè Factotum chiaro omaggio al mondo letterario di Bukowski, i proprietari son gentili e affabili davvero. La sernik, ottima in diversi punti, evitate sempre il franchising onnipresente del centro.