Di Barbara Farnetani
GROSSETO – «Tra noi ci sono precari da oltre 10 anni, che fine farà il nostro lavoro?» i più preoccupati dalla decisione presa dal Comune di esternalizzare alcuni asili comunali sembrano proprio loro, i precari che questa mattina, assieme a genitori, insegnanti e collaboratori, si sono dati appuntamento sotto al palazzo comunale per sostenere, con la loro presenza, le Rsu che stavano incontrando il sindaco, Emilio Bonifazi, e l’assessore, Luca Ceccarelli, proprio sul tema delle privatizzazioni.
«Sono in pensione – afferma Sabina Rambardi educatrice di nido e materna dal 1978 al 2008 – ma sono qui per solidarietà con le colleghe. Sono diventata di ruolo nel 1990. questi servizi negli anni si sono retti sulle spalle del personale precario. E adesso sono loro a pagare di più».
«I miei figli vanno in via Lago di Varano – racconta Paola Cecchini, una delle mamme – il 30 giugno ho pagato per la riconferma pensando che avrebero avuto le stesse maestre dello scorso anno, che avrebbero continuato un percorso già iniziato. Dove è la tutela dei bambini?». «Mia figlia va in via Merloni, ci va da quando aveva sei mesi – afferma un padre Alessandro Costoli – praticamente è cresciuta lì, le insegnanti sono parte della famiglia, come si fa a cambiarle dall’oggi al domani senza dirci nulla?»
Patrizia Turco, precaria da 5 anni, viene da 15 anni passati a lavorare nel mondo delle cooperative. «Il comune non può affidare questi servizi al mondo delle coopertive dove gli stipendi sono la metà. Inoltre il benessere dei bambini non è garantito perché si potrà attingere da graduatorie con persone che i bambini non li hanno nemmeno mai visti. Quelli formati e qualificati siamo noi». «La gente che fa parte della nostra graduatoria (incarichi e supplenze) resterà a casa – dichiara con forza Giovanna Miccoli, precaria dal 1996 – siamo circa 300 persone. Io ho fatto la gavetta tra Grosseto e Marina, ho girato tutti i nidi e le materne, l’ultimo anno ero in via Lago di Varano con un contratto dal 10 settembre sino al 20 agosto, praticamente tutto l’anno. E ora?».
«Lavoro per il comune da 35 anni, sempre a tempo determinato, ultimamente come cuoca – racconta una delle donne presenti – qualche diritto lo avrò pure io». Secondo Rinaldo Carlicchi del comitato genitori Iside, c’è altro da tagliare «Se costa troppo si può rinunciare alla mensa biologica – afferma – e poi basta ai convegni come quello che è stato fatto a fine anno e a cui è stata invitata mezza Grosseto. Spese inutili che non servono ai bambini».
«Bisogna finirla con il dare la colpa sempre ai costi – afferma Giacomo Gori del Movimento 5 stelle – abbiamo notato una connessione tra le scelte fatte e la delibera della Corte dei Conti di tre mesi fa (LINK). Il bilancio era falsato gravemente da residui attivi, ossia da crediti non riscossi anche da lungo tempo. Se sino ad allora i tagli erano ragionaveoli, circa 100 mila euro, dopo la seconda delibera della Corte dei Conti per Iside sono arrivati a 400 mila euro. Mettiamo in fila le spese correnti – conclude Gori – e programmiamo dei tagli di buon senso, e se non siamo in grado, facciamo scegliere ai cittadini cosa tagliare».