di Daniele Reali
GAVORRANO – Nel futuro prossimo di Gavorrano non ci sarà il commissario. A spiegarlo è Massimo Borghi che insieme ai candidati della lista “Centrosinistra Gavorrano Bene Comune” ha presentato lo scorso 21 giugno il ricorso al Tar contro la lista Iacomelli per le presunte irregolarità nell’autenticazione delle firme necessarie per presentarsi alle elezioni.
La vicenda ormai va avanti dalla prima settimana dopo il voto quando il caso, dopo le voci di paese, scoppiò sui giornali. «Noi siamo stati in silenzio per un mese – dice Borghi – aspettavamo che ci fosse un segnale dalla maggioranza». Segnale che non è arrivato, «nessuno ci ha contattato, nessuno ci ha chiesto un incontro» dice Borghi «anche se bastava poco: io lavoro ancora in comune ed era sufficiente scendere tre scalini e parlare con me».
Ma la decisione di fare ricorso, Borghi, insieme alla sua colazione, l’ha presa dopo la presentazione della mozione che stata firmata dal segretario nazionale del Psi Riccardo Nencini e depositata in parlamento insieme ad altri 8 senatori.
«Per me la partita era finita con le elezioni, poi è arrivata quella mozione orribile e mi sono convinto a presentare ricorso, che la mia colazione aveva già preparato». Borghi infatti spiega che la mozione è stata presenta il 18 giugno e il ricorso è stato depositato a Firenze il 21.
«Qualcuno ha detto che il problema riguarda il 70% dei comuni, ma ad oggi in Italia ci sono soltanto due ricorsi e in provincia di Grosseto non ci sono altri casi. La mozione non servirebbe per fare una sanatoria generale, ma solo per Gavorrano».
Tutti motivi che hanno convinto l’ex sindaco ad affidarsi al Tar seguendo la procedura indicata nell’articolo 130 del codice del processo amministrativo. Proprio su questa procedura si basa la convinzione che Borghi e i componenti del suo entourage hanno ribadito più volte di fronte ai giornalisti in conferenza stampa. «L’articolo 130 non prevede il commissario». A domanda precisa su cosa potrebbe allora accadere a Gavorrano se il Tar accettasse il ricorso e stabilisse la nullità della lista Iacomelli, Borghi ha spiegato che la norma è chiara: «Basta leggerla».
Sul piano politico, mentre il “caso Gavorrano” assume sempre di più i caratteri di una telenovela sudamericana, Borghi si toglie qualche sassolino dalla scarpa criticando le posizioni assunte in questi giorni dal presidente della provincia Leonardo Marras, da Marco Simiani e da Lidia Bai. «Tutti quelli che oggi parlano del rispetto del voto – dice Borghi – ,nel 2010 e nel 2011 sono stati zitti. Anche allora era stata espressa una volontà popolare. Proprio nel 2011 ci furono pressioni sul prefetto e delegazioni di politici anche gavorranesi che andarono a Grosseto. Questo lo sappiamo perché ce lo ha detto il prefetto di allora in due occasioni. Le pressioni ci furono sui giornali e direttamente».
Tornando ad oggi Borghi ribadisce che la sua sarà un ‘opposizione presente e che presto la sua coalizione presenterà una serie di interrogazioni. In merito invece all’assenza nel primo consiglio comunale l’ex candidato sindaco è stato chiaro: «Era un segnale politico che non è stato capito».