di Daniele Reali
GROSSETO – È attesa per la prima metà del mese di luglio la decisione della Corte Costituzionale sulla riforma, prevista dal governo Monti, che riguarda le province italiane e la loro riorganizzazione.
Una decisione che segnerà comunque uno spartiacque sul futuro della province nel nostro paese e che potrebbe fissare già da ora la fine del sistema degli enti locali conosciuto fino ad oggi.
Se la Consulta dovesse “avallare” la riforma Monti e rigettare il ricorso presentato nel 2012 e quindi considerare le province come enti territoriali di secondo livello, sarebbero cancellate le operazioni di voto in programma per il rinnovo del presidente e del consiglio provinciale.
Anche per la provincia di Grosseto non ci sarebbero elezioni nella prossima primavera e sarebbe direttamente il ministero a nominare un commissario per gestire l’ordinaria amministrazione a tempo indeterminato a fino a che non viene individuata una soluzione normativa per le “nuove” province.
Proprio in questi giorni e in attesa della Corte Costituzionale, i “saggi”, a lavoro per le riforme, hanno preso in esame anche la situazione che riguarda le province. Per il momento però non ci sono indicazioni chiare e nel quadro di un riassetto complessivo dello Stato anche il ministro Gaetano Quagliarello ha spiegato che bisogna capire se «prevedere o meno le Province nel dettato costituzionale». Tanto dipenderà dalla sentenza della Consulta, che sicuramente riaprirà in tutto il paese, anche a livello politico, il dibattito sulle province.
«La questione è complessa – ha detto Federico Balocchi, assessore al bilancio della provincia di Grosseto. Il governo Letta anche a detta del presidente del consiglio sarebbe favorevole all’abolizione, ma un conto è dirlo e un conto è poi attuare la riforma anche per questione di costi. Trasferire tutti i dipendenti della provincia alla Regione per esempio significa adeguare tutti gli stipendi dei lavoratori ai contratti regionali che sono più alti del 20%».
Una questione che rimane complicata e aperta, mentre le province continuano a amministrare territori e a prevedere investimenti che vanno sicuramente oltre agli orizzonti temporali di udienze, sentenze e riunioni di commissioni e comitati di saggi.