ALBERESE – Per il terzo anno consecutivo una coppia di falchi pescatori è tornata a nidificare nella zona delle Saline di San Paolo, in prossimità della foce del fiume Ombrone. Si tratta di un evento di enorme rilevanza scientifica visto che, prima del 2011, erano 42 anni che questi rapaci non si riproducevano sul suolo italiano.
Prima che venisse decretato il successo del progetto di reintroduzione del falco pescatore, le uova di questo spettacolare rapace si erano schiuse per l’ultima volta – in natura – nel 1969, in nidi collocati sulle coste sarde e siciliane. In Toscana l’ultima nidificazione documentata prima del tris ad Alberese (2011, 2012 e 2013) era ancora più indietro nel tempo: 1929, isola di Montecristo. Riferimenti temporali che rendono l’idea dell’eccezionalità di ciò che – dopo molti anni di lavoro da parte dell’Ente Parco – sta accadendo ogni primavera-estate nell’area palustre di San Paolo.
Anche quest’anno i ricercatori hanno assisto negli ultimi mesi alla nidificazione di una coppia di falchi, alla schiusa delle uova e, recentemente, ai primi movimenti dei pulli. Grazie ad un sistema di videosorveglianza che controlla il comportamento dei falchi e quanto avviene intorno a loro.
Con meno di un centinaio di coppie riproduttive distribuite tra la Corsica, isole Baleari, Algeria e Marocco, la popolazione mediterranea di falco pescatore costituisce un’entità vulnerabile sotto il profilo conservazionistico. In Italia la scomparsa della specie si fa risalire agli anni ’50 e ’60, probabilmente per una persecuzione diretta. Anche in Corsica il falco pescatore ha rischiato di seguire lo stesso destino di altre popolazioni mediterranee; nel 1974 ne restavano infatti solo 4 coppie. Fortunatamente, l’adozione tempestiva e prolungata di efficaci strumenti di conservazione e controllo del territorio ha portato ad un recupero straordinario della specie, fino alla trentina di coppie attualmente nidificanti.
Il successo dell’operazione condotta dal Parco regionale della Maremma, in collaborazione con quello della Corsica (in particolare con il personale della riserva marina di Scandola), ha creato le condizioni perché si potesse realizzare un progetto di conservazione coordinato sulle coste italiane.
A nidificare ad Alberese è sempre la stessa coppia. Il primo anno (2011) si sono involati due giovani di cui uno a distanza di qualche mese è stato trovato morto in Gambia. Il secondo anno (2012) è nato un solo pulcino anche se le uova deposte erano due. Quest’anno tre uova e due giovani (un uovo non si è schiuso).
Tre giorni fa c’è stato l’inanellamento e il battesimo alla presenza del presidente del Parco Lucia Venturi e del presidente di Federparchi Giampiero Sammuri. Presto i falchi, che si chiameranno Jean e Luc in memoria del compianto presidente del parco della Corsica Jean-Luc Chiappini (ucciso un paio di mesi fa da due sicari), dovrebbero involarsi e diventare autonomi. Quest’anno il progetto prevede un nuovo step: la ricattura dei due giovani, una volta acquisite buone capacità di volo, per fissare sul loro dorso delle piccole radio satellitari dotate di gps-gsm. “L’impresa non sarà semplice – spiega il dottor Andrea Sforzi, responsabile scientifico del progetto Falco pescatore e direttore del museo di storia naturale della Maremma – ma se riusciremo a portarla a termine con successo potremmo avere dei dati preziosissimi su ogni spostamento sul globo terracqueo. L’esito lo conosceremo tra un paio di settimane”.