FIRENZE – “Ma quanta suscettibilità per una parola di uso comune. Anch’io sono padrone della mia casa e della mia automobile. C’è chi è padrone anche di un’azienda, dei mezzi di produzione o del capitale. Tanto è vero che qualcuno li chiama capitalisti. I quali, a loro volta, possono essere o no imprenditori e quindi partecipare, o no, al rischio aziendale. In quanto tali sono datori di lavoro. Comunque la si metta, piaccia o non piaccia, il significato non cambia”. Il presidente Enrico Rossi replica così ai commenti espressi dai rappresentanti degli industriali al suo intervento sul caso Mabro di Grosseto.
“Non si può però essere padroni delle persone”, prosegue il presidente. “Essere padroni infatti non vuol dire farla da padroni, nel senso di mancare di rispetto, fare gli arroganti o non riconoscere ai lavoratori i loro diritti in quanto persone e prestatori della forza lavoro. Con i lavoratori ci devono essere rapporti contrattuali e i lavoratori devono essere pagati, come invece non è successo con le operaie della Mabro. In un’assemblea di operaie che da febbraio non ricevono più il salario, che non è proprio come partecipare ad un pranzo di gala, ho detto, con toni che riconosco forti, che gli imprenditori disponibili ad investire si possono ricercare, oltre che rivolgendosi alla Regione, anche presso le Associazioni industriali a cui aderiscono”.
“Le affermazioni che ho fatto trovano riscontri in qualche dato, che rivela come gli investimenti in Toscana si siano indirizzati maggiormente verso il settore della rendita che non verso il manifatturiero. E su questo vorrei che si aprisse una discussione. Anche negli anni precedenti la crisi, 1995-2007, in Toscana gli investimenti sul manifatturiero sono stati inferiori del 2% rispetto alla media nazionale, del -5% rispetto alla media europea, del -9% rispetto alla Lombardia e del -4% rispetto al Veneto. Gli investimenti immobiliari, invece, sono cresciuti. Tant’è vero che il peso della rendita immobiliare sul Pil era nel 2011 del 14,3%, un punto in più della media nazionale. In più il suo incremento, negli anni 2000-2010, è stato superato solo da Puglia, Sicilia e Liguria. Dati che inducono a pensare ad una minore propensione agli investimenti industriali e ad una forte attrazione verso la rendita” .
“Questo non significa mettere all’indice nessuna categoria in particolare, né sottovalutare l’impegno degli artigiani, dei nostri distretti industriali e di quel capitalismo familiare che è il motore della nostra struttura economica e neppure mettere in ombra la presenza delle multinazionali che in questi anni si è consolidata. Significa piuttosto rilevare le difficoltà che in tanti casi si incontrano a trovare imprenditori toscani disponibili a farsi carico del salvataggio e del rilancio di aziende con ancora potenzialità produttive. Gli investimenti produttivi non tengono il passo. Siamo sicuri che non si possa fare di più? In ogni caso, meno rendita immobiliare e più investimenti industriali più che un auspicio o un’accusa dovrebbe essere una strada obbligata e condivisa. Io sto dalla parte delle operaie della Mabro – conclude il presidente Rossi – e mi ripresenterò a Grosseto, perchè continuo a lavorare per risolvere questa situazione. A tutti quelli che mi criticano dicendo che mi sto occupando di casi disperati e senza prospettive rivolgo un invito: vadano loro a spiegare alle lavoratrici che quella fabbrica è da chiudere”.
E’ stato fissato per sabato 15 giugno, per rispondere ad una richiesta dell’azienda, l’incontro del presidente della Regione Enrico Rossi e delle istituzioni locali con il nuovo amministratore delegato di Abbigliamento Grosseto. L’incontro, cui seguirà una informativa alle organizzazioni sindacali, servirà per fare il punto sulle reali intenzioni della proprietà rispetto al futuro dello stabilimento.