GROSSETO – «Abbiamo confermato in consiglio comunale, quale gruppo di Fratelli d’Italia, il nostro voto contrario al regolamento urbanistico, che lo si ricorda, è costato all’ente solo per incarichi esterni quasi un milione e 400 mila euro». Così Fabrizio Rossi parla del Regolamento urbanistico del comune di Grosseto e continua «sono miei gli unici due emendamenti accolti da tutto il consiglio, a fronte dei 50 presentati a dicembre 2012. Abbiamo studiato a fondo le problematiche introdotte dalle osservazioni ne emerge un dato politico di estrema gravità che ho sottolineato in consiglio: “l’adottato” e “l’approvato” sono profondamente diversi. La prima adozione risale al marzo 2011 in piena campagna elettorale, nella quale Bonifazi cercava la conferma e, puntualmente, venivano collocati nel regolamento progetti bandiera e promesse elettorali di volumetrie e dimensionamenti fuori misura».
«Agli osservatori politici più attenti – prosegue Rossi – non può sfuggire la “tempistica politica” con la “doppia versione” del Regolamento (adottato nel 2011- approvato nel 2013), rispettivamente adottato prima delle elezioni amministrative del 2011 e pesantemente modificato se non riformulato al ribasso, dopo aver il centrosinistra comunque intascato la riconferma alla guida di questo comune. Solo alcuni esempi: sparito il dormitorio pubblico dai progetti Piuss perché individuato in area di invarianza strutturale, sparita la Pilt, sparito il centro degli Etruschi, sparita l’università a Grosseto (nelle linee programmatiche c’era scritto potenziamento), trasferita la Chelliana alla cittadella dello studente. La vera valutazione finale sul regolamento urbanistico dopo tanti anni di maturazione, la daranno soltanto gli operatori dei settori interessati, in primis i cittadini di Grosseto, gli ingegneri, i geometri, gli architetti e gli imprenditori, insomma coloro che dovranno destreggiarsi con questo strumento urbanistico, non al passo coi tempi attuali e con le odierne esigenze della città».