GROSSETO – Da un lato il fronte dei lavoratori completamente spaccato, tra chi protesta fuori dall’azienda e chi entra sul posto di lavoro incurante degli stipendi non pagati, dall’altro il fronte dei sindacati, anch’esso diviso: da una parte la Cgil, dall’altra Cisl e Uil. E’ proprio il segretario provinciale della Uil, Gianni Baiocco, a rispondere alla proposta di richiesta di Prodi bis, inoltrata dalle Rsu della Cgil. «Non adombratevi se vi dico subito che, a parte un lavoro di copia e incolla e molte ovvietà, non dite niente di originale o di realmente interessante per la ripresa dell’azienda – commenta Baiocco -. Affermare che altre aziende del settore comparabili alla Mabro, sono aziende di successo, non significa necessariamente che il successo debba arridere anche alla nostra azienda. Il punto è: quelle aziende che citate ad esempio come hanno costruito quel successo, come lo mantengono, come agiscono per consolidarlo? In breve quali strategie finanziarie, industriali, di mercato dispiegano quelle aziende per essere e restare al top? Se proviamo ad osservare per un momento la realtà della nostra azienda grossetana e la confrontiamo con i possibili “competitors” ci accorgiamo dell’enorme gap che ci divide da quelli che hanno successo».
Il segretario provinciale della Uil, scende poi nel concreto: «L’unico dato comparabile è la professionalità delle maestranze, ma per il resto è buio pesto, i macchinari sono vecchi e superati, esperti del settore dicono che per rinnovare il parco macchinari sarebbero necessari alcune centinaia di migliaia di euro. L’azienda è strutturalmente sovradimensionata, basterebbero spazi più contenuti, che permetterebbero sicuramente economie di scala oggi non realizzabili. Occorrerebbe mettere in atto una strategia di mercato, supportata da una rete commerciale che riesca a vendere le produzioni, in Italia e all’estero, in un mercato molto difficile. In poche parole occorre un dettagliato ed efficace piano finanziario, industriale e di marketing che rilanci il marchio, aumenti la produzione, produca profitto, obbiettivi indispensabili per invertire il declino».
Baiocco, infine, lancia l’affondo nei confronti della Cgil: «A differenza di voi che sembrate così ottimisti e sicuri, sono preoccupato. Preoccupato di trovare un imprenditore disposto ad accettare la sfida, i suoi costi ed i suoi rischi, a mantenere l’occupazione. Personalmente riconosco la mia incompetenza ad elaborare progetti industriali come quelli richiesti dalla situazione della Mabro, tuttavia non è certo sbandierando la “Prodi bis” come un vessillo che si affronta il problema. La “Prodi bis” è lo strumento, non la soluzione – conclude Gianni Baiocco -. Non dovete illudere le persone, nel vostro documento non c’è una sola idea che possa supportare un vero progetto industriale, detto chiaro chiaro è aria fritta».