di Silvano Polvani
Una ricorrenza che si celebra ogni anno può dopo tanto tempo stemperarsi nell’importanza, esaurirsi nell’atmosfera del giorno festivo, diventare solo un’opportunità per il primo “ponte di primavera” (a fianco la prima pagina de “Il Popolo” del 26 aprile 1945).
Per alcuni il 25 aprile sarà così. Per altri una consuetudine che impone un cerimoniale al pari di altre feste civili.
Per molti costituirà l’occasione per riflettere su avvenimenti lontani ma che si sono consolidati come valori della Liberazione, della Resistenza e della Costituzione Repubblicana richiamandoci al ricordo di conquiste storiche legate alla democrazia.
Certo molte generazioni da quel lontano 25 Aprile 1945 si sono succedute, molti di noi non conoscono questa parte di storia ma è compito di quanti l’hanno a mente ricordare alle giovani generazioni che uomini e donne di tutte le età e condizioni sociali si sono battuti e sono morti per garantire i diritti democratici dei quali tutti, indistintamente, oggi godiamo.
Meglio del sottoscritto rende bene il valore del 25 Aprile uno dei tanti appelli dell’ANPI (associazione nazionale partigiani italiani):
“L’ANPI fa appello a tutte le italiane e a tutti gli italiani affinché il 25 aprile scendano nelle piazze a festeggiare la Liberazione, a ritrovarsi uniti e appassionati attorno alle radici autentiche della nostra democrazia e del futuro: Antifascismo, Resistenza, Costituzione. Raccontarle a chi non sa o ancora non vuol sapere, ai distratti, agli indifferenti, a chi non smette di strumentalizzare questo giorno facendone mero strumento di cieca e violenta propaganda.”
“Vi è stato chi ha sostenuto che non dovremmo celebrare la festa del 25 aprile: facciamola quindi più grande e più partecipata per ribadire con forza la nostra volontà di contribuire al “riscatto” del Paese. Ricordiamo che l’unità di forze diverse tra loro, con un impegno e una generosità straordinari, condusse il Paese fuori dal baratro della dittatura nazifascista, inaugurando una stagione di grande entusiasmo e rigenerazione civili, destinata ad approdare ad una Costituzione tra le più avanzate del mondo. E cerchiamo di ritrovare quell’impulso, quel prendersi per mano, con fermezza e intelligenza, per intraprendere sentieri comuni, imprescindibili.
Ricordiamo i partigiani, forti di cuore e di coraggio, forti di amor di Patria e di sogno: democrazia e socialità, col concorso responsabile di ognuno, ogni giorno. Ricordiamo la loro aspirazione più profonda alla pace, al dialogo, all’uguaglianza, alla giustizia. Prendiamoci cura della memoria di queste donne e uomini della libertà, teniamone in vita virtù e tensione morale, difendiamoli dal revisionismo, dalla strumentalizzazione e dall’indifferenza”.
“Ricordiamo – invita ancora il Comitato nazionale dell’Anpi – i tanti militari che dissero no al fascismo risorto dopo l’8 settembre ’43 e per questo pagarono il prezzo altissimo e tragico della deportazione e della morte. Ricordiamo tutti coloro che vollero resistere alla sopraffazione, anche senz’armi: la nostra Repubblica è fondata sul loro sacrificio. Ricordiamo il contributo del popolo, che tanto diede ai partigiani, nutrendoli, offrendo loro un riparo, un conforto; spesso restando nell’anonimato e correndo pericoli gravissimi per sé e per le proprie famiglie.
Portiamo in piazza le “Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana”, leggiamole, facciamole conoscere, sono il miglior antidoto all’imbarbarimento politico e sociale. Portiamo in piazza la parte migliore dei cittadini; quella che non cede al disincanto e alla indifferenza, quella che è ancora capace di indignarsi di fronte alla decadenza morale ed alla corruzione diffusa; quella che aspira ad una democrazia vera, fatta di uguaglianza e socialità. Quella che vuole portare avanti i sogni, le speranze, le attese di tutti coloro che combatterono e si impegnarono per la libertà. Sarà così una grande festa di popolo, in cui la memoria si unirà alla riflessione, all’impegno antifascista, alla volontà di uscire dalla crisi con un avanzamento generale della nostra società e della democrazia, nella riaffermazione dei valori di fondo della Resistenza e della Costituzione”.