di Daniele Reali
GROSSETO – No alla vendita delle quote di Farmacie Comunali Riunite. L’opposizione di centrodestra in consiglio comunale è contraria all’operazione che è stata presentata questa mattina in seconda commissione e che sarà presto al vaglio del consiglio comunale (nella foto da sinistra Luigi Colomba, Giacomo Cerboni, Riccardo Megale, Fabrizio Rossi).
L’idea contenuta nell’atto di indirizzo che sarà portato in aula nella prossima seduta prevede che il comune metta in vendita la quota delle sua azioni, il 51%, delle Farmacie Comunali Riunite, quota che riguarda soltanto la gestione e non la titolarità delle licenze. In pratica il comune manterrebbe soltanto la possibilità in futuro di poter “riaprire” una farmacia, ma senza essere più proprietario dei locali e dell’arredamento delle varie farmacie.
Fcr è una realtà importante della città: ha 42 dipendenti e un fatturato che si aggira intorno ai 12 milioni di euro. La contrarietà del centrodestra, dei gruppi consiliari di Pdl, Fratelli d’Italia , Lista Lolini e Buongoverno, si basa sulle difficili condizioni del mercato attuale anche per effetto della liberalizzazione in atto nel settore farmacie che prevede a Grosseto l’apertura di altri 5 punti di distribuzione. «Siamo contrari alla vendita del pacchetto azionario del comune – ha detto Giacomo Cerboni – capogruppo del Popolo della Libertà – anche perché questo non è il momento giusto. Se proprio si deve provvedere ala vendita per fare cassa sarebbe più opportuno vendere separatamente le varie unità farmaceutiche». In pratica il suggerimento che arriva dal centrodestra sarebbe quello di vendere le singole farmacie.
«L’operazione dell’amministrazione – aggiunge – ci sembra un percorso che non porta nelle casse del comune quei profitti che invece la vendita della titolarità magari attraverso la vendita dei sinogli punti farmaceutici avrebbe prodotto. Peraltro l’operazione viene messa in piedi dopo 7 anni, durante i quali si è ipotizzato di tutto anche il “riacquisto” delle quote del capitale privato: adesso invece si vuole vendere tutto a fornte di una liberalizzazione che potrebbe minare ulteriormente questo percorso».
Ma le contestazioni dell’opposizione non sono soltanto sul pianto del merito, ma anche del metodo. «È stata scelta la forma dell’atto di indirizzo – dice Luigi Colomba, capogruppo del Buongoverno – soltanto per “blindare” la maggioranza e far votare questo provvedimento anche a chi non è d’accordo». Ci sarebbero infatti nella maggioranza un po’ di mal di pancia sulla “questione farmacie”, ma di pancia che potrebbero rientrare proprio la richiesta di voto sull’atto di indirizzo. «Sarebbe una sorta di voto di fiducia – conclude Cerboni – per una operazione in pira perdita».