GROSSETO – La Provincia ricorre al Tar della Toscana contro il Comitato interministeriale per la Programmazione economica, in merito alla delibera Cipe pubblicata in gazzetta lo scorso dicembre, con la quale è stato adottato il progetto definitivo del Corridoio tirrenico.
Molte le motivazioni del ricorso, a partire dal fatto che il progetto definitivo approvato non può essere considerato tale perché, prescrizioni e raccomandazioni inserite in delibera dal Cipe, ne comportano una vera e propria riformulazione di sostanza, con modifiche al tracciato e alle opere d’arte, rimandate alla fase esecutiva che, al contrario, secondo il codice degli appalti, deve riguardare solo la definizione delle opere sotto il profilo impiantistico, tecnologico e dei calcoli strutturali.
Inoltre, la variazione del tracciato, da aperto a chiuso con il pagamento del pedaggio, introdotta nel progetto definitivo sui lotti 2 e 3, relativi al tratto tra Grosseto sud e Follonica nord, non è stata sottoposta a verifica di impatto ambientale come invece prevede la legge. Questo preclude studi e analisi per una valutazione omnicomprensiva -sociale, ambientale, economica- degli effetti che un corposo trasferimento di traffico dall’autostrada all’Aurelia, può determinare sulla popolazione residente nei centri abitati di Grosseto, Braccagni, Grilli, Potassa, Gavorrano Scalo, Scarlino Scalo e Follonica. E non rende possibile formulare eventuali interventi di mitigazione.
Riguardo al tratto compreso tra Fonteblanda e Ansedonia, e in particolare a Orbetello Scalo, la delibera Cipe fa riferimento, per un nuovo progetto definitivo, ad un ipotetico tracciato compreso tra la ferrovia e la strada Aurelia, che non è previsto né dal progetto preliminare approvato nel 2008 dal Cipe e neppure dal progetto definitivo sottoposto al parere della Conferenza dei servizi del 3 agosto 2011. Quindi risulta del tutto illegittimo il benestare all’ipotesi progettuale.
L’impugnazione della delibera Cipe riguarda anche l’approvazione per stralci del progetto definitivo (lotti da Rosignano a Grosseto sud e quello di Capalbio) che non rispetta le indicazioni del codice degli appalti sulla non frazionabilità del progetto. Secondo la Provincia, infine, le numerose prescrizioni e raccomandazioni della delibera Cipe e il rinvio alla fase esecutiva delle conseguenti modifiche al tracciato, in particolare per il tratto di Capalbio, producono sostanziali cambiamenti del Piano Particellare di Esproprio, rendendolo illegittimo sin dalla sua approvazione. I nuovi soggetti interessati al futuro tracciato non avranno più la possibilità di partecipare alla fase pubblicistica dell’opera prevista dalla procedura di Via e non potranno opporre osservazioni e contributi come previsto dalla normativa vigente.
“L’Autostrada Tirrenica – spiega Marco Sabatini, vicepresidente della Provincia –deve nascere rispettando le istanze del territorio. Con il ricorso al Tar intendiamo contestare dei vizi di legittimità da cui dipendono questioni di sostanza, per la tutela dei diritti e degli interessi della popolazione locale. Uno degli elementi per noi determinante che viene a mancare è l’unicità del progetto: solo con un tracciato che riguarda l’intero tratto provinciale potrà essere valutato realmente l’impatto economico, sociale e ambientale dell’infrastruttura sul territorio. Per questo abbiamo deciso di intraprendere questa azione giudiziaria.”