di Barbara Farnetani
GROSSETO – Marisa Nicchi si sente Maremmana. Anche se abita a Firenze da quando aveva 18 anni non dimentica la propria città natale. «Dopo l’Università sono rimasta lì, dove ho proseguito la mia esperienza politica. Però Grosseto è la mia vita, la mia origine, ci sono i miei affetti più cari, è impossibile dimenticare la Maremma.» L’impegno politico di Nicchi ha radici profonde, è eletta al Consiglio regionale Toscano e alla Camera, dove ha contribuito alla stesura della legge 188, quella contro le dimissioni in bianco. In questa tornata elettorale si trova in terza posizione nella lista dei candidati alla Camera dei deputati per Sel, Sinistra ecologia e libertà.
Su cosa deve puntare la Maremma per ripartire, di cosa ha bisogno?
«Di un grande piano di lavori ambientali, che diano sicurezza a questo territorio. È amaro pensare che quando c’è un’alluvione non solo succede quello che è successo ad Albinia ma esiste tutt’ora il rischio di un’esondazione dell’Ombrone che colpisca Grosseto. La messa in sicurezza del territorio è anche un’esigenza economica, può essere fonte di lavoro, su cui si possono innestare tante nuove imprese perchè la Maremma possa costruire filiere agroalimentari, un turismo di sostenibilità, di qualità, un luogo dove si possono costruire delle grandi infrastrutture sociali, culturali, di ricerca. Certo non escludo anche un’industria manifatturiera, purché sia compatibile e si inserisca bene nell’ambiente maremmano.»
Quale impegno si sente di prendere come parlamentare per i territori devastati dall’alluvione? «La conferenza stato regione ha sbloccato finanziamenti che è una vergogna ancora non siano stati utilizzati: le imprese non hanno avuto ancora un indennizzo. Il territorio va risanato perchè nel sottosuolo c’è ancora tanta acqua e questo blocca la coltivazione. L’altro problema è prevenire facendo un piano straordinario di lavori verdi, di ripopolazione dell’agricoltura, di pulizia del territorio, di messa in sicurezza, investire nella prevenzione che riattiverebbe l’economia.»
Voi avete detto di voler essere il punto di partenza per ricostruire la sinistra a livello nazionale. Non crede che il movimento di Ingroia possa attirare una parte del vostro elettorato?
«Una delle debolezze del progetto di Ingroia è l’idea di una messa insieme elettorale: è un insieme poco assortito di istanze. È comunque una parte con cui dialogare perché non sono certo i nostri nemici. Noi abbiamo scelto di fare una sinistra di governo. Oggi il voto che serve è quello per uscire dalla crisi senza far pagare ai soliti i prezzi più alti: e i soliti sono disoccupati che non trovano lavoro, i giovani che non vanno in una scuola pubblica decente che non si iscrivono più all’università perchè nel nostro paese anche il sapere sta diventando censitario. Più forte sarà Sel più ci sarà questa possibilità.»
Monti sembra corteggiare Bersani chiedendogli di scaricare Vendola per un futuro accordo post elettorale.
«Non siamo d’accordo con questa ambivalenza di Bersani. Noi stiamo ai patti, vogliamo questo centrosinistra costituito da Sel e dal Pd. Dare un voto a Sel vuol dire dare forza ad un progetto di centrosinistra autonomo perché noi siamo alternativi alle politiche liberiste di Monti che ha fatto pagare la crisi anche a una parte della popolazione che oggi è stremata e non è possibile che quelle ricette possano continuare a condizionare il centrosinistra. Ci saranno occasioni di confronto istituzionale, penso alle riforme… ma nulla di più.»
Berlusconi sta facendo una campagna elettorale molto aggressiva, in compenso però Bersani sembra un po’ assente verrebbe da dire, parafrasando Nanni Moretti, “dì qualcosa di sinistra”.
«Di sinistra c’è Sel che le dice le cose, ma per essere vincenti abbiamo bisogno di un grande partito come il Pd.»
Quali sono le priorità del vostro governo?
«La mia personale è il ripristino della legge contro le dimissioni in bianco. Poi un piano straordinario che rilanci i grandi servizi pubblici: scuole, sanità, servizi alla persona, perché per il lavoro che sta a contatto con la formazione, con le persone, serve stabilità, che è anche sinonimo di qualità. Il reddito minimo garantito perchè con questa crisi persone giovani o ultra cinquantenni si possono trovare senza un lavoro, senza alcun sostegno, senza alcun ammortizzatore sociale. E allora bisogna garantire la sopravvivenza e un minimo di dignità che consenta di sottrarsi ai ricatti.
Non c’è il rischio che qualcuno se ne approfitti?
Va sostenuta anche una politica che agevoli la creazione di lavoro e la formnazione, e poi non credo che ci si possa accontentare di 600 euro al mese per tutta la vita.