di Annalisa Mastellone
GAVORRANO – Con 87 aziende che hanno chiuso i battenti nel 2012, anche a Gavorrano quello passato è stato un “anno nero” per il commercio. Secondo i dati diffusi nei giorni scorsi dall’Ascom Confcommercio di Grosseto, in tutta la provincia sono 1.974 le attività che hanno cessato di esistere e che, nei vari Comuni, hanno consegnato le chiavi delle loro aziende agli amministratori. Una forma di protesta simbolica promossa dalla Confcommercio, che si è mobilitata in tavoli di confronto, con politica e istituzioni, sulle difficoltà per le imprese di sopravvivere alla crisi. Una mobilitazione permanente a cui aderisce anche l’Associazione commercianti di Bagno, una “voce” della realtà gavorranese.
“Qualche giorno fa – spiega Simone Pazzaglia, presidente dell’Associazione commercianti di Bagno – sono stato alla manifestazione a Grosseto organizzata dall’Ascom con la partecipazione di diversi commercianti e piccole aziende; se non altro è stato bello sentirsi meno solo, come si suol dire, mal comune mezzo gaudio. Triste consolazione ma a volte dobbiamo accontentarci anche delle piccole cose”.
“Giorni prima avevamo consegnato anche noi, come forma di velata e simbolica protesta, le chiavi ai nostri amministratori. Credo che i negozianti si portino dietro la nomea di un popolo di privilegiati, che ha orari flessibili, non deve render conto al padrone, che ha stipendi ottimi dovuti anche al fatto che non si pagano le tasse. Anche oggi si trascina stanco questo messaggio come retaggio di un passato che non è più nostro. E poi c’è la politica. Nell’ultimo anno a Gavorrano sono chiuse 87 attività, sì avete capito bene, 87! Nella provincia di Grosseto siamo secondi solo a Follonica, una bella medaglia questa da portare con orgoglio al petto! La crisi incombe, le vendite son sempre meno, le tasse aumentano in ambito locale e nazionale, poi i commercialisti, gli studi di settore, gli affitti, gli stipendi ai dipendenti, l’ Iva, l’ Imu. E gli stipendi che saltano a fine mese. E si fanno due conti e ci si accorge che alla fine, facendo una media annua, ci barcameniamo con paghe da fame, quando va bene, quando non ci si ammala. Credo che i numeri delle attività fallite saranno costretti ad aumentare, forse se continuiamo di questo passo potremmo pure superare il triste primato di Follonica, non manca molto, ce la possiamo fare! E come diceva quella canzone “E’ un mondo difficile e vita intensa, felicità a momenti e futuro incerto”.
Un negozio che chiude è un pezzo di paese che muore. Le vie si intristiscono, il buio avanza e il silenzio cammina fumando cicche sopra i marciapiedi deserti. Una musica malinconica di violini di sottofondo, un uomo in frak con il bastone e cilindro che danza in mezzo a una strada senza macchine; una melodia lontana che sussurra “si spengono i rumori, si spegne anche l’insegna di quell’ultimo caffè; le strade son deserte, deserte e silenziose, un’ultima carrozza cigolando se ne va”. Fermi scommettitori, smettete di puntare adesso: rien ne va plus, les jeux sont fait. Interessa a qualcuno? No? Non fa niente, in fin dei conti i dormitori son fatti per riposare. Poi beh, la vita è altrove”.