di Daniele Reali
MARINA DI GROSSETO – La pineta di Marina rinascerà e tonrerà quella che abbiamo conosciuto fino al 18 agosto del 2012. Le istituzioni, e in particolare provincia e comune di Grosseto, rassicurano sul futuro di uno dei simboli della Maremma. Certo è che quel drammatico incendio ha distrutto completamente più 40 ettari e oggi, a cinque mesi dal rogo, lo spettacolo è desolante, un colpo al cuore per chiunque si avvicini.
L’opera di abbattimento delle piante, che ormai si sta conculdendo, ha interessato più di 5.000 pini, ed entrando a Marina di Grosseto ci si trova di fronte a spazi vuoti giganteschi, senza più quella pineta che da circa 200 anni faceva parte di quei luoghi.
«L’avevo capito fin da subito – ci dice l’assesore provinciale Enzo Rossi che ci accompagna all’interno della pineta – che l’incendio avrebbe avuto queste conseguenze. 45 ettari sono stati devastati e altri 10 parzialmente colpiti dalle fiamme».
Il progetto di recupero è già partito e la “pulizia” che si sta ultimando in questi giorni con il taglio e la rimozione delle piante compromesse ne è la dimostrazione. «Siamo anche in anticipo sulla tabella di marcia – dice Rossi – e forse riusciremo ad inizare la semina delle nuovi pini già prima del mese di marzo».
L’intervento complessivo sarà attuato a partire dal mese di ottobre, ma c’è la possibilità di cominciare a rimboschire i primi dieci ettari già liberati. «Questo – aggiunge Rossi – è stato possibile soprautto grazie alla famiglia Pallini che ha la proprietà della pineta».
«Questa pineta appartiene alla nostra famiglia da 200 anni – dice Marcello Pallini, anche lui presente al sopralluogo con l’assessore –. In natura la pineta non potrebbe rigenerarsi ed è per questo che insieme alle istituzioni stiamo predisponendo un piano per farla rinascere».
Come spiegato anche dai tecnici di provincia e comune, Umberto Fralassi ed Ennio di Natali, si dovrebbe procedere con la semina di pinoli e con la piantumazione di pini di circa un anno. In totale dovranno essere seminati più di 16 mila pinoli che quasi sicuramente saranno importati dalla Spagna perché in Italia è difficile reperirli.
«L’obiettivo – spiega Rossi – è quello di ricostituire una pineta da frutto in modo da far tornare i “pinottolai” e garantire così la giusta manutenzione».
Da circa 8 anni infatti, a causa della presenza della cimice canadese, i pini di Marina non producono più pinoli e a livello economico non rappresentano più una risorsa. Rimane sicuramente il valore paesaggistico e ambientale, ma se in futuro potesse tornare anche la filiera legata al pinolo potrebbe essere sicuramente una difesa in più per la pineta. Come è accaduto fino a qualche anno fa infatti il sottobosco veniva diradato e mantenuto più basso anche dal’opera dei “pinottolai”; sottobosco che ha rappresentato il vero “combustibile” per l’incendio dell’agosto scorso.
Ma che fine faranno i pini che sono stati tagliati fino ad oggi. «Con quelli di dimensioni più grandi – dice Rossi – sarà realizzato tavolame da cantiere, mentre per i residui in parte saranno utilizzati per il truciolato e il resto per la traformazione in pellet».
(per ingrandire cliccare sulle foto)
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