RIBOLLA – C’era anche Maurizio Landini, segretario nazionale della Cgil, a Ribolla per il 70eismo anniversario della tragedia mineraria in cui persero la vita 43 minatori il 4 maggio del 1954. Suo l’intervento più atteso insieme alle parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che per l’occasione aveva inviato un messaggio al sindaco Francesco Limatola, Messaggio che è stato letto dal prefetto di Grosseto Paola Berardino.
«Quest’anno – ha detto Landini – commemoriamo un triste anniversario e allo stesso tempo, oggi, rimarchiamo un punto di fondo comune. Cioè che la ricchezza di un Paese la produce chi lavora. Il lavoro ha contribuito alla costruzione della nostra Repubblica. Non è un caso che il presidente della Repubblica Mattarella abbia ricordato che il 1° maggio non è semplicemente la festa dei lavoratori, ma anche quella della Repubblica. Perché senza il lavoro e senza il suo contributo fondamentale, non ci sarebbe neanche la democrazia nel nostro paese. Purtroppo, di lavoro si continua a morire in Italia. È un problema non ancora risolto. Se il modello di impresa rimane incentrato sul profitto a discapito di sicurezza e salute dei lavoratori, a discapito delle persone, è ovvio che si prosegua sulla strada sbagliata. A Ribolla il delegato sindacale che denunciò una probabile tragedia in miniera, proprio per i metodi adottati dell’azienda che non guardavano alla salute delle persone, fu licenziato. Le carte che la Camera del lavoro portò al processo non furono considerate. Se ci pensiamo questa è una logica che, nonostante tutti i miglioramenti avvenuti negli anni, siamo chiamati nuovamente a dover scardinare giorno dopo giorno perché ancora profondamente vincolata ad alcuni modi di fare impresa. Le richieste che stiamo avanzando come Cgil vanno a contrasto di queste ingiustizie. Si deve investire sulla formazione e si deve impedire logiche come quelle dei subappalti a cascata e del lavoro al massimo ribasso».
«Si deve progettare il lavoro – ha aggiunto Landini – e i sistemi produttivi mettendo al centro le persone. La nostra scelta di raccogliere firme per il referendum parte dal fatto che negli ultimi 29 anni le leggi hanno aperto la strada proprio a subappalti a cascata e precarietà. Oggi quando si contano i morti sul lavoro ma non si capisce mai di chi è la colpa. L’Inail, non il sindacato, dice che la maggior parte degli infortuni sul lavoro avvengono negli appalti e fra i lavoratori precari. Quanto avvenuto più recentemente a Firenze dove altri operai hanno perso la vita, è figlio proprio di queste statistiche. Derivate da logiche di profitto. Per questo ci battiamo affinché i lavoratori abbiano vere tutti le stesse tutele e diritti. Le persone e gli imprenditori seri devono avere a cuore la qualità del lavoro e mettere al centro le persone. Il lavoro umano è fondamentale. E anche se ora molti parlano d’intelligenza artificiale, è pur sempre progettata da uomini, la tecnologia non è neutra. Dipende chi la progetta e per quali scopi. Al centro deve tornare il lavoro, la persona e la sua dignità. Quando una persona pur lavorando è precaria, ricattabile, licenziabile, non diviene una situazione da trattate solo a livello sindacale, ma si tratta della qualità della vita. Chi vive così non è una persona libera. La costituzione che ci hanno dato i nostri padri e i nostri nonni è lo strumento più adatto per realizzare i passi necessari per andare avanti. Non dobbiamo cambiare la costituzione ma realizzarla».
Alla cerimonia anche il presidente della Regione Eugenio Giani, il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo, gli onorevoli Marco Simiani e Fabrizio Rossi, i sindaci e i rappresentanti dei comuni di molti comuni della provincia di Grosseto.