GROSSETO – Parte da Grosseto la campagna di Susanna Ceccardi per invitare i sindaci dei Comuni d’Italia a censire le moschee “abusive” ossia quelle mascherate da centri culturali.
L’europarlamentare della Lega ha preso spunto dal luogo di culto islamico chiuso nei giorni scorsi in via Trento dal sindaco, Antonfrancesco Vivarelli Colonna: «A Grosseto è stata tracciata una linea molto importante, anche a livello nazionale. Grosseto su questa tematica è un faro e farà scuola. I sindaci devono regolare il vivere civile in città, e l’eccesso di tolleranza, e buonismo, integrazione e falso buonismo di certi amministratori producono un danno sul territorio.
«Quanto avvenuto qui era accaduto quando ero sindaco a Cascina. Una organizzazione islamica aveva comprato un fondo e vennero a dirmi che volevano farci una moschea e io risposi di no: se volete potete fare un centro culturale, ma senza attività di preghiera perché sarei obbligata a chiuderlo, e loro rivendettero il fondo e nessuna moschea è mai sorta a Cascina».
«In Italia ci sono 1.200 luoghi di culto abusivi inseriti in associazioni culturali e 1400 associazioni culturali islamiche mentre le moschee regolari sono solo 12» prosegue Ceccardi.
«Impedire le moschee abusive significa prevenire i casi di radicalizzazione e le violenze donne come la soppressione dei diritti fondamentali. Basta messaggi indirizzati a un finto multiculturalismo. L’integrazione in Italia si fa seguendo le regole del nostro paese».
«A breve si voterà in Europa: noi vogliamo portare anche una visione valoriale e culturale. Non solo per difendere l’economia dalle follie green, ma anche per difendere i valori culturali e le radici storico religiose dell’Europa» conclude Ceccardi.
L’assessore Riccardo Megale ha ringraziato Susanna Ceccardi per la vicinanza dimostrata su questo tema.
«Nei mesi scorsi sono stato invitato in un incontro a Firenze, dove ho conosciuto il sindaco di Monfalcone da cui abbiamo preso spunto per affrontare il problema del luogo di culto in via Trento plasmando una nuova normativa – afferma il sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna -. Non vogliamo mettere in dubbio l’art 19 della nostra Costituzione sulla libertà di culto, ma voglio parlare in maniera laica da amministratore. Lì c’era la messa a repentaglio della pubblica incolumità ma anche una difformità sotto il profilo edilizio. Abbiamo fatto un’ordinanza che non voleva portare alla chiusura del centro culturale, ma il fatto che sia stato chiuso significa che era stata pensata solo come luogo di culto e noi abbiamo un piano urbanistico che non prevede luoghi culto all’interno della zona della città storica e storicizzata o verso la stazione».
«Il Comune ha già pensato ad una struttura da poter usare come luogo di culto. Si trova in via Orcagna, appartiene ad un privato e se vuole la comunità islamica può acquistarlo da lui e farne un luogo di preghiera» prosegue Vivarelli Colonna. «Ma non vogliono alternative. Evidentemente c’è un disegno, una struttura dietro che vuole portare via Roma verso un processo di islamizzazione. In via Trento la destinazione d’uso dell’immobile è commerciale, e dunque non può essere utilizzata così inoltre si tratta di 169 metri quadri, può ospitare al massimo 86 persone, e invece spesso è stato superato questo limite con rischi anche per la viabilità visto che occupavano i marciapiedi».
«Tra l’altro durante il Governo Bonifazi ci furono dei bandi di messa a disposizione di alcuni spazi da utilizzare per luoghi di culto, uno fu vinto dai Testimoni di Geova. Non ci furono richieste da parte della comunità islamica».
«Non siamo contrari a qualunque tipo di culto ovviamente, anche se anche io ho delle idee ma non è questo il punto. Quanto avvenuto è in contrasto con il regolamento urbanistico e l’immobile non è idoneo. Tale utilizzo è un mutamento rilevante della destinazione urbanistica. Noi siamo per integrazione ma se si è rispettosi dei nostri usi e costumi».
In città ci sono altri due centri culturali in cui si prega, in via Siria e in via Genova e potrebbero essere i prossimi ad essere controllati anche se «in via Siria la variante urbanistica semplificata sarebbe prevista – afferma Riccardo Megale -. Tra l’altro il punto è che, essendo centro culturale, non deve avere esclusiva funzione di luogo di culto. Ma faremo altre verifiche».
«Con i patti lateranensi lo stato Italia privilegia rapporti con la Chiesa cattolica – riprende Susanna Ceccardi – ma le altre confessioni religiose possono regolarsi tramite delle intese. Cosa fatta da molti. Quella islamica, molto frammentata, non l’ha mai fatto e questo genera problemi anche di normazione sul territorio. Tutte le confessioni sono uguali davanti alla legge ma si chiede anche dei passi che la religione islamica non ha fatto. Ad esempio sui diritti tra uomo e donna. Le titubanze dei sindaci, il non prendere posizioni finiranno per creare problemi di sicurezza. Ci sono quartieri in Belgio o in Francia dove la polizia non entra; a forza di chiudere un occhio li abbiamo chiusi entrambi. Il problema con le comunità islamiche in Europa c’è».