GROSSETO – «La vittoria della lista di destra alle elezioni provinciali è netta e incontestabile. Proprio per questo deve essere vista come un’opportunità, per tutti coloro che si riconoscono nel solco progressista, per imparare dagli errori del passato» afferma Lorenzo Olivotto coordinatore provinciale M5S Grosseto.
«Sarebbe infatti un errore capitale trincerarsi nelle proprie posizioni senza assumersi le proprie responsabilità. La reazione emotiva è comprensibile e la delusione può essere forte. Condivido quindi le parole del segretario provinciale del Pd Giacomo Termine sulla necessità di mantenere un confronto costruttivo che, voglio sottolineare, non è mai mancato dove si sono create le condizioni».
«Trovo di minor pregio il passaggio in cui si attacca frontalmente e personalmente un nostro consigliere, Giacomo Gori, che gode di tutta la nostra fiducia e supporto e a cui si tenta di scaricare addosso tutta la responsabilità di una sconfitta che ha confini enormemente più ampi di quanto possa rappresentare un singolo, ipotetico, voto personale, che come tale andrebbe valutato» prosegue Olivotto.
«Intendo quindi rinnovare la massima apertura al dialogo, anche e soprattutto nella città di Grosseto dove, fatte salve situazioni di ingerenza diversa dal nostro volere, il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle hanno svolto un ottimo lavoro».
Sull’argomento interviene, con toni totalmente opposti, anche Giacomo Gori, che invece attacca Termine a testa bassa: «Recentemente, a Grosseto è nata una scuola di politica ad opera del Polo universitario grossetano e del Rotary Club. Non vi è dubbio sul fatto che la massima ispirazione a far nascere la scuola, i proponenti l’abbiano trovata nelle gesta del segretario provinciale Pd, Giacomo Termine, il quale dà il peggio di sé con l’arrivo delle elezioni provinciali; ormai è certo».
«In quelle del 2021 ha guidato il partito verso il disconoscimento del patto firmato con il M5S, grazie al quale Francesco Limatola è stato eletto presidente della Provincia di Grosseto e Elena Nappi, consigliera. Un accordo che riprendeva l’iniziativa sperimentata a livello comunale, come tentativo di creare una coalizione di forze omogenee anche a livello provinciale, nonché impegnava i candidati Limatola e l’ex consigliera provinciale Elena Nappi a realizzare quattro punti del programma del Movimento 5 stelle, tra cui lo stop alla vendita della riserva naturale della Diaccia Botrona» prosegue Gori.
«Firmarono quel patto sapendo già di non volerlo rispettare. Diciotto mesi di tradimenti, bugie, offese, affronti inaccettabili; comportamenti vergognosi, anche dal punto di vista delle relazioni umane. Termine in prima fila e con lui gran parte dei riferimenti di tutto il centrosinistra, a dar manforte a Limatola mentre si consumava la vendita della Diaccia Botrona e l’isolamento del M5S. Un patto-programma gettato alle ortiche: non uno dei quattro punti programmatici è stato realizzato. A nessuno è importato coltivare e sviluppare quell’idea di coalizione, la quale oggi viene maldestramente strumentalizzata addossando al M5S le responsabilità della mancata attuazione».
«Con l’avvicinarsi delle elezioni provinciali appena svolte, un segretario che ha a cuore certi obiettivi, consapevole del vergognoso comportamento tenuto in passato, tenta quantomeno un approccio alcuni mesi prima del voto! Ma Termine non muove un dito. Nessun contatto, nessun accenno ad un’eventuale ripresa del dialogo, fino a quando, a dieci giorni dalle elezioni, scopre che altre forze politiche si sono assunte l’impegno di realizzare quegli stessi quattro punti del programma M5s sui quali, per un anno e mezzo, il suo Pd ci ha preso clamorosamente in giro».
«Ecco allora che si tenta di coprire le proprie incapacità politiche con la favoletta di un Gori appena ventenne militante in Alleanza nazionale, oppure si sparano grosse, affermando che il Gori, ha tradito il proprio elettorato. Bugia sopra un’altra bugia. Sono stato eletto consigliere comunale e sto facendo il consigliere di opposizione portando avanti il programma con il quale i cittadini mi hanno responsabilizzato: unico vero impegno assunto con i cittadini. Per di più lo sto facendo insieme ai validi consiglieri comunali dell’altro Pd, quello comunale» prosegue Gori.
«Il M5s non è un clone del Partito democratico, sia chiaro a tutti. E non è neppure subalterno ad esso. Il M5s ha un approccio alla vita politica con una grande e sostanziale differenza: per noi vengono prima gli interessi dei cittadini ed il rispetto degli impegni stabiliti dal programma elettorale. Per il Pd di Termine, invece, vengono prima gli interessi ed i giochetti di partito. Le ideologie sono uno dei grandi mali della politica amministrativa locale, insieme ai diktat calati dall’alto, all’incapacità, al non rispetto degli impegni presi, alle poltrone in primis. Questo è il Pd di Termine e Limatola».
«Ma non tutto è ancora perduto. C’è sempre il corso di politica all’università di Grosseto e forse daranno una mano anche i roccastradini alle prossime elezioni comunali. Nell’attesa che una certa nomenclatura con il suo agire subdolo e trasversale, venga scalzata grazie alle iniziative ed al coraggio di chi usa la politica per il bene del paese, senza più autoreferenzialismi. E di persone così ne conosco molte, anche all’interno del Partito democratico, o nell’altro schieramento. Governare localmente dovrebbe significare farlo anche insieme, attorno alle buone idee, non importa se queste siano convenzionalmente di destra o di sinistra. Vendere la Diaccia Botrona, non è né di destra, né di sinistra: è da incoscienti, con i quali non ho nulla da condividere. D’altronde nella mia, di scuola, un’idea non è né di destra né di sinistra, ma è buona o cattiva» conclude il consigliere capogruppo del M5s Gori.