MASSA MARITTIMA – La lezione di educazione civica all’interno del progetto sulla Storia contemporanea locale, proposto dalla professoressa Cristiana Ancisi e promosso dalla sezione Anpi di Massa Marittima al Centro di documentazione del Parco delle Colline Metallifere a Niccioleta, ha permesso agli alunni delle classi IVL Liceo classico, VA Chimico e VB Geotecnico dell’Istituto di studi superiori “Bernardino Lotti” di Massa Marittima, accompagnati dai loro insegnanti Luca D’Agostino, Maria Serena Fommei e Riccardo Luntini, di ascoltare direttamente le voci di Mario Fatarella e delle sorelle Anna Rosa e Maria Cappelletti quali testimoni della strage di Niccioleta.
Insieme allo scrittore e professore Massimo Sozzi erano presenti l’assessore del comune di Massa Marittima Ivan Terrosi che ha portato i saluti dell’amministrazione comunale, Antonella Coppi della sezione Anpi Amiata e Gabriele Mello Rella della sezione Anpi di Massa Marittima. Il professor Riccardo Luntini ha parlato di stragi e stragismo.
Sozzi ha letto la relazione scritta, all’indomani dell’eccidio, da Emilio Banchi, presidente delle famiglie dei martiri della Niccioleta, nel quale perse il figlio Eros. Ricordando la tragica vicenda Mario Fatarella, 98 anni, Anna Rosa e la sorella Maria Cappelletti, che all’epoca avevano sei e due anni, non si sono risparmiati: hanno spiegato che ci sono voluti venti anni per rompere il silenzio del dolore. Mario ha ripercorso le tappe del suo viaggio di andata e ritorno in Germania destinato ai lavori forzati. La sua testimonianza cruda, che ha descritto tutte le fasi e gli spostamenti subiti prima di tornare dalla sua famiglia, è stata molto toccante.
Anna Rosa, rimasta orfana del padre Aurelio, ha raccontato i suoi otto mesi di collegio a Roma: bellissimo, stupendo, ma con una disciplina talmente ferrea ed opprimente al punto che lei aveva addirittura smesso di parlare. Maria ha sottolineato che dei propri ricordi ha fatto un punto di forza, alcuni li ha cancellati, altri hanno segnato le sue scelte di vita, coraggiose e anche un po’ controcorrente. Le due sorelle sono riuscite a coinvolgere tutti i presenti con i loro racconti.
Ascoltando le loro storie, è stato possibile sentirsi partecipi di ciò che accadde il 13 e il 14 giugno del 1944 a Niccioleta. L’accusa nei confronti dei minatori trucidati era di essere partigiani. La prova o meglio il pretesto stava negli elenchi dei turni di guardia alla miniera. Ottantatré furono in tutto i minatori fucilati e uccisi in modo disumano dai nazifascisti. Il 13 giugno ne vennero barbaramente uccisi sei dietro al vecchio forno e catturati circa 160, il giorno dopo a Castelnuovo Val di Cecina furono fucilati gli altri settantasette. Rimasero 58 vedove e 118 orfani. Tra i minatori vittime dei nazifascisti, lo scrittore Massimo Sozzi ha ricordato con commozione il nonno Attilio.