GROSSETO – Un fermo no al “Piano lupo” dalle associazioni e comitati che hanno incontrato il sottosegretario Patrizio La Pietra al Ministero delle Politiche agricole, in un confronto promosso dall’onorevole Pietro Fiocchi, con il senatore Patrizio Giacomo.
A parlare con l’esponente del governo associazioni e comitati rappresentativi di realtà di allevamento estensivo e di situazioni dove il lupo provoca un significativo allarme sociale: per il Piemonte l’associazione per la difesa degli alpeggi piemontesi e il comitato per la salvaguardia degli allevatori del Verbano- Cusio-Ossola, per la Lombardia i comitati per la tutela delle persone e degli animali dai lupi, per la Toscana il comitato pastori d’Italia e l’associazione Radici in Appennino, per l’Abruzzo il Comitato spontaneo allevatori Abruzzo. Era presente anche l’associazione ambientalista Wilderness Italia che, sul tema del lupo, sostiene le ragioni del mondo rurale.
“Le associazioni e comitati presenti all’incontro hanno inteso rappresentare al sottosegretario come l’impostazione del Piano lupo risulti del tutto inadeguata a contrastare sia l’aumento dei danni provocati dai lupi alle aziende zootecniche e l’abbandono dei pascoli che, sul piano sociale, le predazioni di animali d’affezione, l’insicurezza, le limitazione della libertà di esercitare attività all’aperto – dichiarano i comitati presenti -. Il Piano lupo infatti è preoccupato prioritariamente della conservazione del lupo, un fatto anacronistico, alla luce della numerosità raggiunta dalla specie e della sua elevata densità e degli orientamenti della stessa Commissione europea che ha recentemente invitato i paesi membri a utilizzare le deroghe previste dalla normativa europea al fine del controllo del predatore annunciando il prossimo allentamento del grado di protezione della specie”.
“Inoltre è teso a limitare quelle pratiche d’allevamento che possono rendere problematica la convivenza che si continua a considerare facilmente attuabile ignorando le conseguenze della crescente numerosità e aggressività dei branchi e della loro crescente perdita di timore nei confronti dell’uomo – proseguono le associazioni sul Piano lupo -; nega la possibilità di applicare piani di contenimento come quelli adottati dagli altri paesi europei considerando il ricorso alle deroghe come “eccezionale” (mentre le deroghe sono applicabili secondo la Direttiva Habitat in misura corrispondente all’entità dei danni economici e dei pericoli per la sicurezza pubblica e non limitate ex ante); non tutela la sicurezza pubblica perché considera come pericolosi solo alcuni comportamenti del lupo, prevedendo la rimozione solo nel caso di attacco ‘non provocato alle persone'”.
“Per queste e altre ragioni le associazioni e i comitati hanno ribadito al sottosegretario La Pietra che non si intravede alcuna possibilità di modifiche migliorative al Piano stesso e hanno auspicato che esso non venga approvato dal momento che rischia di congelare per lunghi anni lo status quo con conseguenze devastanti per gli allevamenti e la realtà rurale proprio quando il lupo sta diventando un’emergenza sociale ed è prevedibile anche un cambio di atteggiamento dell’opinione pubblica”.
A sottolineare questa emergenza, al sottosegretario La Pietra sono state consegnate, nell’ambito dell’incontro, 3600 firme raccolte in provincia di Arezzo e 6600 in provincia di Sondrio, 1400 in provincia di Grosseto in calce a petizioni che richiedono misure efficaci ed urgenti per prevenire i rischi per l’incolumità pubblica derivanti dalla crescita non solo della presenza dei lupi nei centri abitati ma anche dal verificarsi di episodi di aggressioni a persone (nel 2023 sono state aggredite undici persone solo a Vasto e San Salvo) e di intrusioni in abitazioni e loro pertinenze.