RIBOLLA – Una malattia fulminante quanto aggressiva ha portato alla morte don Ermille Berselli, sacerdote della diocesi di Grosseto.
Il decesso è avvenuto nel tardo pomeriggio di oggi, 18 ottobre, all’ospedale Misericordia di Grosseto, dove don Ermille era stato portato ieri per l’aggravarsi del suo stato di salute.
Il sacerdote aveva solo 64 anni, compiuti in aprile. Era prete da 37 anni.
“Per la nostra Chiesa diocesana è una dura prova – dice il vescovo Giovanni Roncari – Don Ermille era un sacerdote ancora giovane, in forze, che ricopriva varie responsabilità in Diocesi, assolte tutte con il suo stile discreto, dimesso, al punto da apparire quasi impercettibile. Ma c’era ed era una presenza importante, che abbiamo imparato a stimare e a considerare in tutto il suo valore, senza che lui si imponesse mai. Ed era una presenza importante anche per la testimonianza sacerdotale che ha reso a tutti noi. Per questo a maggio avevo voluto annoverarlo fra i nuovi canonici della cattedrale: era un riconoscimento alle zone più periferiche della Diocesi, ma anche un attestato di stima verso l’uomo e il sacerdote. Quando gli comunicai la mia decisione, don Ermille ne rimase commosso: era per lui, in qualche misura, il suggello del suo pieno inserimento in questa Chiesa diocesana”.
Domani, giovedì 19 ottobre, alle ore 20.30 si terrà una veglia funebre nella chiesa parrocchiale di Ribolla, mentre venerdì 20 ottobre alle ore 10 il vescovo Giovanni presiederà la Messa di esequie nella cattedrale di Grosseto. “Venerdì avevamo in programma l’incontro del clero, che ovviamente abbiamo rinviato a data da destinarsi per consentire ai sacerdoti di poter prendere parte al rito funebre”, precisa don Paolo Gentili, vicario generale della Diocesi. La salma, poi, prenderà la via per San Bassano, dove don Ermille aveva espresso la volontà di essere sepolto.
“E’ stato commovente per lui vedere tanto affetto attorno alla sua persona in questi giorni – continua don Gentili – Ha ricevuto tante visite di confratelli, che si sono voluti fare presenti mentre domenica il vescovo Giovanni si è recato in canonica, a Ribolla, per impartirgli l’olio degli infermi e l’assoluzione. Si è preparato con serenità e pienamente consapevole alla volontà di Dio, ben conscio delle sue condizioni, che nel giro di pochissimo tempo sono precipitate, dando testimonianza di una fede solida, matura, per tutti noi edificante”.
Don Ermille non era maremmano. Era nato a San Bassano, piccolo centro in provincia di Cremona. La sua vocazione era sbocciata in seno ai frati minori conventuali, da cui poi aveva sentito di doversi staccare per intraprendere un nuovo percorso. Affascinato dall’esperienza di Nomadelfia giunse in Maremma negli anni ’90. Nella comunità fondata da don Zeno visse alcuni anni, abbinando, nel contempo, anche il servizio come cappellano della casa circondariale di Grosseto.
Successivamente divenne parroco di Roccastrada, quindi venne inviato nella comunità di Ribolla, che ha servito fino a questi ultimi giorni. Il vescovo Giovanni lo aveva nominato vicario episcopale per la zona collinare-costiera. In questa veste, fra le altre cose, aveva assunto il servizio di amministratore parrocchiale (legale rappresentante) di varie parrocchie della sua Vicarìa (Giuncarico, Roccatederighi, Scarlino, Scarlino scalo, Boccheggiano), dove non era possibile avere la nomina di un parroco secondo la normativa civile. Era anche presidente del Fondo diocesano di solidarietà, compito che svolgeva con grande scrupolo, consapevole che gestire il mutuo aiuto economico fra parrocchie più stabili ed altre più in difficoltà era un servizio al senso ecclesiale. Era impegnato anche nella Faci, la federazione tra le associazioni del clero in Italia.
A maggio, in occasione della solennità del Corpus Domini, aveva ricevuto in Cattedrale, dal Vescovo, la mozzetta e il medaglione che sancivano il suo ingresso come canonico del Capitolo della Cattedrale. Una dignità che lo aveva reso felice, anche perché gli dava modo, dalla periferia, di mettersi a servizio della chiesa-madre della Diocesi. Servizio che, purtroppo, ha svolto per un tempo troppo breve.
Poco più di un anno fa aveva perso il fratello Luca, più giovane di vent’anni, e quel lutto lo aveva profondamente segnato. Per questo era rimasto commosso quando, in occasione della cerimonia di investitura a canonico della Cattedrale, era giunta a Grosseto una delegazione del suo paese di origine, con a capo il sindaco: “In quella presenza – disse ai microfoni della trasmissione diocesana Dentro i nostri giorni – ho visto il segno di attenzione alla mia persona, ma anche di affetto verso mio fratello Matteo, giornalista di un quotidiano della provincia di Cremona”.