SCARLINO – La storia di Scarlino nasce secoli e secoli fa. A dimostrarlo sono ancora una volta gli scavi archeologici seguiti dai ricercatori dell’Università di Siena nella zona della Vetricella, a Scarlino Scalo.
L’ultima fase del progetto sarà raccontata dagli esperti e dai rappresentanti dell’Amministrazione comunale nella sala consiliare del Comune di Scarlino (piazza Garibaldi, centro urbano capoluogo) giovedì 19 ottobre alle 17.30. All’incontro parteciperanno il sindaco Francesca Travison, l’assessore alla Cultura Michele Bianchi, Giovanna Bianchi dell’Università di Siena, Lorenzo Marasco direttore scientifico dei Musei di Scarlino, Enrico Giuffrè, della Soprintendenza archeologica di Siena, Grosseto e Arezzo e Rocco Delli Colli, dell’azienda agricola “Olio Veritas”.
«La recente campagna di ricerche – spiega Giovanna Bianchi – avvenuta tra settembre ed ottobre nel sito di Vetricella, è la continuazione di un ampio progetto che tra il 2016 e il 2019 ha riguardato tutta la pianura circostante e parte della Val di Pecora».
La ricerca si legava ad un progetto finanziato dall’Unione europea, ospitato dal dipartimento di Scienze storiche e dei beni culturali dell’Università di Siena, che aveva come obiettivo lo studio della storia economica tra IX e XII secolo, sotto la direzione della professoressa Giovanna Bianchi e del professor Richard Hodges. Nell’ambito di questa iniziativa il sito di Vetricella è divenuto il principale caso di studio, dal momento che i resti materiali riportati in luce durante gli scavi archeologici sono stati collegati alla presenza di una corte di proprietà dei sovrani del Regno Italico in un periodo compreso tra IX e prima metà dell’XI secolo.
«La rielaborazione dei dati raccolti – spiega ancora la professoressa Bianchi – grazie ad una congiunta ricerca multidisciplinare che ha visto operanti sul campo oltre agli archeologi, geomorfologi, archeobotanici, esperti di geochimica e di archeometallurgia, ha consentito di ricostruire una singolare realtà che rappresenta un unicum in tutta la nostra penisola, dal momento che, ad oggi, non esistono indagini estensive su corti di proprietà regia risalenti all’Alto medioevo. La corte regia era nominata nei documenti come Valli e le ricerche hanno riportato in luce il suo centro, coincidente con l’attuale sito di Vetricella. Nella seconda metà del IX secolo quest’ultimo fu definito tramite lo scavo di tre fossati concentrici di grande ampiezza con al centro una grande torre inizialmente in legno e in seguito ricostruita con una base in muratura. Il legame di questo sito con un contesto politico ed economico più vasto è testimoniato anche dalla stessa scelta del sistema dei fossati, anche questo un unicum nella penisola, che testimonia legami dei suoi progettisti con ambiti del nord Europa. Il centro della corte gestiva un complesso sistema economico che, soprattutto tra seconda metà X secolo e prima metà di quello successivo, ha avuto come suo focus la lavorazione del ferro proveniente dall’Isola d’Elba e dalle Colline Metallifere, per forgiare oggetti destinati a varie attività artigianali e all’equipaggiamento equestre. L’oltre migliaio di reperti in ferro rinvenuti nel sito di Vetricella testimoniano il suo ruolo come centro di stoccaggio prima della loro probabile distribuzione in altri centri pubblici dislocati nelle campagne».
Le ricerche nel sito e nella pianura circostante hanno inoltre consentito di ricostruire il paesaggio naturale e forestale che circondava l’originaria laguna di Scarlino, in seguito bonificata, e le caratteristiche delle comunità che abitavano questi spazi. Lo scavo di un’area cimiteriale ha permesso di capire come vivevano i componenti di queste comunità, quali malattie li affliggevano, il loro stile e la loro aspettativa di vita. I dati raccolti mostrano le tante attività svolte in questa corte oltre la lavorazione del ferro: da quelle agricole, all’allevamento e allo stoccaggio di vari prodotti del territorio. Un quadro ricchissimo che affonda le sue radici sino ai primi secoli dell’Alto medioevo, quando tra VII e VIII secolo il sito di Vetricella era già frequentato e legato a probabili attività metallurgiche, così come è stato confermato da quest’ultima campagna di ricerche.
«Malgrado la sua complessità – conclude Bianchi – le tracce di questo mondo passato sono labilissime e lontane dalla evidente monumentalità propria, ad esempio, del mondo etrusco e romano, di cui restano ricche testimonianze in questo territorio. Proprio per questo è necessaria una loro tutela e un progetto di valorizzazione in grado di restituire anche al pubblico di non specialisti importanti capitoli di una storia a cui si lega la grande stagione dei castelli, oggi ancora presenti in questo territorio come ruderi archeologici o successivamente trasformati in centri storici come nel caso di Scarlino».