GROSSETO – «A poco più di un mese dalla celebrazione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, quando le istituzioni sono pronte a scendere in piazza per manifestare la propria vicinanza a questa tematica, il primo cittadino di Grosseto e la presidente della commissione comunale delle Pari opportunità Carla Minacci salgono agli onori delle cronache, con gesti e affermazioni che ledono profondamente la dignità femminile e compiono un atto di violenza psicologica diretto alle donne che vivono uno dei momenti più difficili della loro vita» a dirlo Sinistra italiana provinciale Grosseto.
«Entrambi, pubblicamente, hanno firmato e sostenuto la proposta di legge di iniziativa popolare “Un cuore che batte” con la quale i promotori intendono modificare l’articolo 14 della legge 194 del 1978 che dispone le norme sull’interruzione volontaria di gravidanza».
«La proposta di legge, allo scopo di limitare le interruzioni di gravidanza, prevede di aggiungere il seguente comma “il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza… è obbligato a far vedere tramite esami strumentali alla donna intenzionata ad abortire il nascituro e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso”» prosegue la nota.
«Siamo al solito tentativo di giocare una partita, che secondo noi appartiene ad una concezione medievale della società, sul corpo delle donne rendendo ancora più “atroce” una scelta come quella dell’aborto che nessuna donna pratica con leggerezza ma che rappresenta per tutte un momento difficile e anche traumatico. I soliti che da sempre vogliono far arretrare il Paese sui diritti e sulle conquiste civili, come la storia insegna, partono da un diritto conquistato dalle donne al prezzo di durissime lotte e di grandi sacrifici anche umani, basti pensare alle morti per aborto clandestino, perché ritengono da sempre la donna un soggetto debole».
«Noi siamo invece convinti che la legge 194 debba essere totalmente applicata e saremo al fianco di tutte le donne e gli uomini che vorranno mobilitarsi per ricacciare questa proposta di legge nel limbo della storia dove si collocherebbe molto bene» conclude la nota.